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Immeditata apertura di un Tavolo di crisi tra governo e filiera agroalimentare per affrontare i gravi danni subiti dalle aziende a causa del maltempo delle scorse settimane e per dichiarare lo stato di calamità. In attesa del confronto, i ministeri competenti possono, intanto, emanare un decreto per prorogare i pagamenti fiscali e previdenziali e dei mutui per tutte le imprese che operano nelle aree colpite dalle avversità atmosferiche. E’ quanto richiesto dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori preoccupata per la situazione in cui oggi si trovano tantissimi imprenditori agricoli, molti dei quali hanno perso raccolti, animali, strutture e macchinari.
Secondo le ultime stime, solo l’agricoltura -avverte la Cia- registra danni che si avvicinano ai 500 milioni di euro. Tutti i settori sono stati travolti dall’eccezionale ondata maltempo. Ma a subire le conseguenze maggiori sono stati i comparti dell’ortofrutta (oltre 80 mila ettari di coltivazioni di ortaggi sono stati “bruciati”dal gelo, mentre più di 100 mila tonnellate di prodotti sono andate perse a causa del prolungato blocco della circolazione stradale dei mezzi pesanti che non ha permesso la consegna dalle campagne ai mercati) e della zootecnia (oltre 10 mila i capi di bestiame -bovini, ovini, suini e avicoli- morti per il grande freddo o per il crollo di stalle e ricoveri a causa del’abbondante neve). Per non parlare del lattiero caseario: sono andati distrutti più di 200 mila litri di latte e una grande quantità di formaggi freschi, come i latticini.
A ciò si deve aggiungere -afferma la Cia- il rischio che corrono alberi da frutta, olivi e viti colpiti per giorni da un gelo polare. Bisognerà attendere la primavera per vedere quali saranno le conseguenze che, al momento, appaiono, comunque, molte negative.
Questi danni -sottolinea la Cia- si vanno a sommare a quelli registrati per il blocco di una settimana degli autotrasportatori che, in pratica, non ha consentito di portare le produzioni agricole dalle aziende ai mercati. Tonnellate di prodotti deperibili (frutta e verdure in testa) sono finite al macero e gli agricoltori sono stati così privati di una fonte di reddito.
Il tutto s’inserisce in una situazione generale molto critica per la nostra agricoltura che -rimarca la Cia- fa i conti con una crescita record dei costi produttivi (in particolare del gasolio, il cui prezzo ha raggiunto livelli insostenibili) e contributivi, che con le misure del governo Monti (vedi Imu sui fabbricati rurali e aumento degli estimi catastali per i terreni agricoli) diventeranno ancora più onerosi per i produttori. Ecco perché la Cia rinnova con forza la richiesta di una congrua proroga delle scadenze per tasse, contributi previdenziali e mutui per le aziende devastate dall’ondata di maltempo. Sarebbe una misura per non rendere più gravosi i problemi con i quali oggi si confrontato i nostri agricoltori. Ovviamente, a questo devono seguire in tempi rapidi provvedimenti efficaci per risarcire le aziende colpite. Il Tavolo di crisi è l’occasione ideale per discutere di tali questioni che sono divenute sempre più impellenti.
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Il maltempo non ha raffreddato i prezzi dei carburanti, che oggi sono tornati a salire sfiorando punte di 1,9 euro al litro per la benzina e 1,77 euro per il gasolio. Ma queste continue raffiche di aumenti hanno un effetto valanga sulla spesa delle famiglie e degli agricoltori, con un incremento dei costi di trasporto, oltre che di quelli di produzione e di trasformazione. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Gli italiani ormai si trovano a fare i conti ogni giorno con la corsa infinita dei prezzi del carburante, che è sempre più caro: basti pensare che con le quotazioni attuali -spiega la Cia- un litro di benzina arriva a superare il costo medio di 1 kg di arance (1,76 euro) o di 1 kg di pasta di semola di grano duro (1,70 euro) o anche di una confezione da sei di uova di gallina (1,53 euro).
Per gli imprenditori agricoli la situazione è critica -aggiunge la Cia-. Il prezzo del gasolio agricolo è passato da 0,49 euro al litro di gennaio 2010 agli attuali 1,13 euro al litro, con un incremento record del 130 per cento. Il che significa un costo aggiuntivo di circa 5 mila euro per ogni azienda del settore. Un onere gravoso dunque, in particolare per le serre, che soprattutto durante l’inverno fanno un uso considerevole di carburante per il riscaldamento delle colture orticole e floricole.
Ecco perché ora è necessario un intervento mirato per ridurre il peso dei carburanti sui costi produttivi complessivi delle imprese agricole. Tanto più in un momento come questo -conclude la Cia- in cui le misure della manovra, lo sciopero dei tir e i danni provocati dall’ondata di maltempo stanno portando allo stremo l’intera agricoltura italiana.
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Anche l’agricoltura spegne per un giorno gli interruttori e conferma il suo impegno a favore dell’energia pulita, aderendo anche quest’anno a “M’illumino di meno”, l’iniziativa “green” promossa da Caterpillar, il programma di Radio 2, per oggi 17 febbraio. Partecipando al simbolico “stop” della luce elettrica, giunto alla sua ottava edizione, la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori delle Marche – a seguito dell’adesione avvenuta sul piano nazionale - ribadisce il suo contributo alla riduzione dei consumi di energia. Nella diminuzione delle emissioni di CO2, gas responsabile dei cambiamenti climatici, l’agricoltura - sottolinea la Cia Marche - può giocare un ruolo di primo piano, attraverso la produzione di energia da biomasse: un’energia a emissioni zero, ma anche economicamente competitiva, dal momento che arriva a costare meno della metà dei combustibili fossili, e soprattutto molto più stabile e indipendente dalle fluttuazioni del mercato. Solo in Italia ha fatto risparmiare all’ambiente 24 milioni di tonnellate di CO2, pari all’anidride carbonica emessa da 4 milioni di automobili a benzina che fanno il giro completo della terra. “Con l’adesione alla nota iniziativa di Caterpillar -ha sottolineato il presidente della Cia Marche, Nevio Lavagnoli - la Confederazione vuole riaffermare il suo impegno concreto nei confronti dell’ambiente e dello sviluppo di quelle fonti di energia ricavate da scarti di attività agricole e forestali, che oltretutto possono diventare un’importante occasione di reddito aggiuntivo anche per le aziende marchigiane, oggi in grande difficoltà”.
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Varato nelle Marche un Piano d`azione per la sicurezza in materia di prevenzione e sicurezza nel settore agricolo. Un'azione che punta a ridurre gli infortuni e prevenire le malattie professionali che vedrà impegnati Regione. lnail, Azienda sanitaria, Agenzia servizi per l`agricoltura, con il pieno coinvolgimento delle associazioni di categoria. Ottocentomila euro le risorse per il momento messe a disposizione, quasi la metà di fonte Psr, le restanti da contributi statali attraverso il piano sanitario, con le quali non ci si limita solo ad azioni di conoscenza, ma si interviene direttamente per la messa in sicurezza delle attrezzature e degli strumenti di lavoro dell`imprenditore agricolo. Una fetta importante di tale somma sarà infatti destinata a uno specifico bando con il quale si concederanno aiuti - pari al 70% della spesa sostenuta - per interventi migliorativi, proprio in termini di sicurezza, delle trattrici agricole. Il bando sarà emanato nei primi mesi del prossimo anno e rappresenta un`opportunità estremamente interessante per una vasta platea di soggetti, considerato che nelle campagne marchigiane è stimata la presenza di oltre 47mila macchine da lavoro. Gran parte di esse sono datate nel tempo e dunque sprovviste di tutte quelle moderne dotazioni tecnologiche che supportano l`imprenditore agricolo per un lavoro pienamente sicuro. Il Piano regionale di prevenzione e sicurezza in agricoltura è stato presentato ufficialmente nell`ultima riunione del «Tavolo verde». Da Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Agci, Confcooperative, Legacoop, Unci e Unioncamere è giunto pieno sostegno e l`auspicio della sua pronta implementazione.
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Il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania è stato categorico. «Sulle energie rinnovabili in agricoltura - ha detto - serve una immediata inversione di tendenza, distinguendo tra le iniziative buone e quelle che non lo sono. E nel mirino è finito il fotovoltaico. «Sottrae - ha spiegato Catania - superfici destinate a produrre beni alimentari e ha una ricaduta negativa sugli affitti». Il ministro ha annunciato che affrontera a breve la questione con il collega dell'Ambiente, Corrado Clini, ma la linea e segnata: «stop agli incentivi».
Complessivamente in Italia 33mila ettari coltivabili hanno cambiato destinazione. Massimo Sandroni presidente della Cia di Ascoli Piceno e Fermo sulla questione interviene commentando << che non va demonizzato il fotovoltaico, ma a condizione che ci siano dei paletti invalicabili. Ci sono spazi interessanti sui tetti delle stalle, sui magazzini e nelle aree degradate. Si condivide con il ministro che sono avvenute grandi speculazioni, che c'e stata una commercializzazione delle autorizzazioni, ed e scesa in campo anche la malavita. Il problema c'e stato ma oggi il decreto 28 che ha recepito la nuova direttiva Ue ha messo un freno importante».
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