L’11  novembre si è tenuta a Roma, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, la cerimonia   di premiazione del premio “Bandiera Verde Agricoltura” della Cia. Il riconoscimento, giunto   quest’anno alla XII edizione, è andato a quelle aziende che hanno reinterpretato la   multifunzionalità in chiave innovativa, ma sempre nel solco delle tradizioni, delle tipicità   locali e dell’ecosostenibilità: dal “ciclo chiuso” del farro dal campo alla confezione   all’apicoltura “nomade”, dall’agricatering al vino biologico “antico” con riciclo delle barrique;   dalla fattoria didattica anti-obesità alla vendita diretta itinerante in bus. Ma dal “curriculum”   dei premiati con “Bandiera Verde” per il 2014 emergono anche tanti Comuni virtuosi che si   impegnano ogni giorno per la conservazione dei paesaggi agrari e la valorizzazione delle   produzioni tipiche locali, per la sostenibilità ambientale e la lotta al consumo di suolo   agricolo. Quanto ai premi speciali che ogni anno la Cia assegna a personalità del mondo   scientifico, culturale e sociale, quest’anno va segnalato quello a un’azienda innovativa e “riciclona” dell’area del Mediterraneo, il primo nella storia del premio, la “Société   méditerranéenne de production agricole” di Fares Dhaoui che si trova a 30 km da Tunisi.   La Cia ha inoltre assegnato un premio speciale al regista Giulio Manfredonia, che nel film   “La nostra terra” racconta la storia di una cooperativa nata sui terreni confiscati alla mafia,   un impegno che proprio la Confederazione porta avanti da anni con Don Ciotti.

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Nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri agricolo, tenutosi   a Bruxelles il 10 novembre, la Presidenza italiana ha presentato un documento “ad hoc”   per i giovani agricoltori, su cui è stato registrato un ampio consenso da parte degli Stati   membri. Per sostenere il ricambio generazionale in agricoltura, il documento prevede tre   modalità di intervento: la creazione di un Fondo europeo di garanzia dedicato tramite la  Bei (Banca europea degli investimenti) per la concessione di prestiti favorevoli e agevolati   a chi intende avviare un’attività nel settore, misura che accoglie tra l’altro la proposta   lanciata dal presidente del Ceja, nonché dirigente dell’Agia-Cia, Matteo Bartolini; misure   per l’accesso alla terra; potenziamento del progetto “Erasmus” per i giovani agricoltori   europei allo scopo di facilitare lo scambio di esperienze professionali tra le diverse realtà   agricole in Ue.


Ad “Eima 2014” iniziativa “Giovani in agricoltura, risorsa per il Paese. Prospettive, politiche e opportunità di lavoro” con il   ministro Martina. Per favorire il ricambio generazionale in agricoltura, ha spiegato nel suo   intervento la presidente dell’Agia Maria Pirrone, non si può prescindere da credito, terra e formazione. Per questo motivo, ha aggiunto, il documento presentato all’ultimo Consiglio   dei ministri dell’Agricoltura europei dalla Presidenza italiana è molto importante: solo   garantendo adeguati strumenti economici di ingresso e di competitività e misure di   semplificazione, i giovani italiani possono realmente tornare sui campi. Nella giornata di   sabato 15 novembre, invece, la Cia terrà presso il Salone Eima International il convegno   “L’agricoltura italiana si apre al mondo: opportunità sui mercati esteri. La Cia verso Expo   2015”. Interverranno, tra gli altri, i vicepresidenti nazionali della Confederazione Antonio   Dosi e Cinzia Pagni, nonché la vicepresidente della commissione Agricoltura del Senato   Leana Pignedoli, il responsabile Ice della Linea Agroindustria Guido Magnoni e il vice segretario generale di Unioncamere Sandro Pettinato.

Anche il paesaggio è una risorsa, che va sostenuta. Il paesaggio vitivinicolo italiano è un patrimonio di ricchezza e di varietà, di storia e di tradizioni, ma soprattutto è una risorsa economica spesso trascurata e costantemente a rischio, “attaccata” sia dall’urbanizzazione selvaggia, soprattutto nelle aree in pianura, sia dai fenomeni di abbandono di vaste zone collinari e montane, con effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio. Eppure, tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, i vigneti del Belpaese “valgono” oltre 3 miliardi di euro l’anno. E’ quanto emerso dalla tavola rotonda “Il valore del vigneto oltre il vino. Il ruolo della vite nel paesaggio agrario per la valorizzazione del territorio”, organizzato dalla Cia oggi a Serralunga d’Alba, in provincia di Cuneo, presso la Tenuta di Fontanafredda. “Il paesaggio rurale è una componente essenziale dell’identità del nostro Paese -ha spiegato il presidente Cia Dino Scanavino- di cui gli agricoltori sono i principali artefici e custodi. In questo senso bisogna ricordare il recente riconoscimento dell’Unesco, che ha dichiarato i paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato patrimonio dell’umanità, premiando il valore storico, naturalistico e tipico di un territorio che è inimitabile, grazie anche a un’agricoltura attenta. Questi luoghi sono il risultato dell’azione combinata dell’uomo e della natura. Il riconoscimento Unesco dà loro sicuramente un valore aggiunto, che deve essere 3 sfruttato appieno ed esteso a tutte le altre realtà. Partendo dall’assunto che il patrimonio paesaggistico fondato sulla presenza dei vigneti costituisce un riferimento e un input per il Made in Italy”.

Stati Generali della Green Economy

Il presidente della Cia Dino Scanavino ha partecipato a Rimini alla terza edizione degli “Stati Generali della Green Economy”, intervenendo alla sessione di lavoro dedicata a “L’agroalimentare di qualità ecologica nelle cinture verdi urbane: verso l’Expo 2015”. Scanavino ha ribadito la necessità di una nuova visione urbanistica, che da un lato recuperi la dignità dell’attività agricola e dall’altro ridefinisca un “limite alla città”, non per separare ma per distinguere e integrare. Nelle varie potenzialità dell’agricoltura periurbana, il presidente della Cia ha voluto sottolineare due aspetti. Il primo è il recupero delle aree industriali dismesse, che ad oggi non hanno alcun valore archeologico, ma possono acquisire valore dal punto di vista agricolo e ambientale. Il secondo è l’opportunità nelle diverse forme di filiera corta (vendita diretta, mercatini, Gas) di valorizzare il negozio di prossimità, nel quale il commerciante torna a essere interfaccia intelligente tra agricoltore e consumatore. Queste forme sono alternative ai modelli della Gdo e più consoni non solo a valorizzare la qualità, ma anche a combattere lo spreco alimentare.