Risultati immagini per oli essenziali difesa zucchino

L’agricoltura e i prodotti fitosanitari stanno subendo una profonda riorganizzazione a seguito della Direttiva 2009/128/CE sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, che mira a ridurre i rischi per la salute umana e l’ambiente legati al loro uso. In questo contesto sono state sperimentate strategie integrate di difesa dello zucchino dall’oidio, comprendenti l’utilizzo di formulati a basso impatto ambientale a base di oli essenziali quali: Tea tree oil, Garofano + Rosmarino. Le prove sono state condotte nel 2015 in coltura protetta in due areali diversi della regione Lazio. I risultati ottenuti, nonostante l’elevata pressione della malattia, hanno evidenziato un decremento della stessa pari a circa il 60 % in entrambi i programmi di difesa, comprendenti trattamenti con formulati a base di oli essenziali alternati ad applicazioni di un fungicida di sintesi. Gli esiti delle prove condotte hanno indicato un possibile approccio innovativo a basso impatto ambientale per la difesa delle cucurbitacee.

Risultati immagini per rame e peronospora

Nella gestione biologica del vigneto, i prodotti rameici sono attualmente gli unici mezzi tecnici efficaci contro la peronospora, con un limite di utilizzo complessivo annuale di 6 kg/ha di rame metallo e anche nella gestione convenzionale sono largamente utilizzati. Nelle stagioni 2013-15 in un vigneto di “Merlot” sito nella zona di Cormons (Gorizia), è stata condotta una prova sperimentale con l’obiettivo di ridurre la quantità di rame applicato, mantenendo un’adeguata efficacia nei confronti della peronospora. Le strategie impostate hanno previsto limitazioni del rame a 3 e 6 kg/ha/anno utilizzando diverse formulazioni di prodotti rameici, ma anche biostimolanti e concimi fogliari a basso titolo di rame posizionati in diverse epoche. I risultati hanno confermato come le strategie con dosaggi più elevati di rame garantiscano l’efficacia migliore nel contenimento della peronospora. Le strategie comprendenti induttori di resistenza o biostimolanti hanno dato risultati interessanti in qualche caso, ma soprattutto quando abbinati a prodotti rameici. Sulla base dei risultati di efficacia ottenuti è emerso come sia molto importante calibrare il momento di intervento sulla base della previsione degli eventi infettanti.

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La botrite (Botrytis cinerea) rappresenta per la viticoltura modenese una problematica in continua evoluzione. Le strategie di difesa, pur articolandosi in pochi momenti fondamentali, non sono frequentemente praticate dalle aziende agricole, che possono incorrere, in anni sfavorevoli dal punto di vista climatico o per varietà particolarmente sensibili, in danni consistenti. Il lavoro si è riproposto di definire strategie verso questa avversità ricorrendo a sostanze attive a ridotto impatto ambientale, con particolare interesse per quelle di origine naturale. Il presente studio evidenzia l’efficacia di alcune sostanze di recente introduzione, che arricchiscono il portafoglio dei prodotti disponibili, impiegabili anche in prossimità della vendemmia. Il ricorso a molecole di sintesi di recente introduzione, come fluopiram, ha permesso di ottenere una protezione del grappolo molto buona anche in annate con un attacco sul testimone prossimo al 100%. Per le molecole di origine naturale è emersa la buona attività, costante negli anni, di Aureobasidium pullulans. Per altre, come le zeoliti, i risultati sono incoraggianti, ma andranno approfonditi.

Risultati immagini per sistema   feromoni sessualiLa confusione sessuale e più in generale i sistemi di inibizione degli accoppiamenti non sono più considerati in alternativa agli insetticidi, ma come una delle soluzioni da preferire per soddisfare i “principi generali di difesa integrata”, elencati nell’Allegato III della Direttiva 128/ 2009/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, recepita con il DL n. 150 del 14/8/2012 e applicati dal gennaio 2014 nell’ambito del Piano d’Azione Nazionale (PAN). Tra le problematiche aperte relative a questo metodo si ricorda che il minor numero di trattamenti insetticidi può favorire la comparsa o l’aumento delle popolazioni di fitofagi secondari non più controllati; che l’opportunità di avere diffusori multispecie con diverse miscele di componenti pone la necessità di trovare materiali che garantiscano un rilascio costante per tutta la stagione e in tutti gli ambienti; che disporre di erogatori biodegradabili e compostabili risolverebbe il problema dello smaltimento a fine stagione. L’obbligo, nell’ambito del processo di revisione europea, di preparare anche per i feromoni da utilizzare nella lotta diretta agli insetti, un dossier simile a quello richiesto per gli altri prodotti fitosanitari, costituisce un limite allo sviluppo di queste metodologie.

Risultati immagini per malerbe infestanti

L’evidenza di una difficile sostenibilità malerbologica in sistemi colturali di tipo biologico ha stimolato la necessità di implementare lo studio dei mezzi di lotta che possano supplire alla rinuncia dell’uso di erbicidi convenzionali. In questo ambito, si è ritenuto opportuno studiare le potenzialità agronomiche di “false semine” mirate all’impoverimento dello stock dei semi presenti nel suolo. In un agroecosistema toscano situato in Valtiberina (da oltre un trentennio gestito in “biologico”), sono state testate alcune lavorazioni (fresatura, estirpatura e erpicatura rotativa) mirate sia alla distruzione della flora infestante emersa che allo stimolo di nuove emergenze dovute all’arieggiamento degli orizzonti più superficiali del suolo. I 4-5 interventi effettuati sono stati in grado di ridurre a circa la metà o persino ad 1/3 l’intera banca seme presente (0-30 cm) in funzione della tipologia di intervento. Tuttavia, il migliore risultato agronomico si è verificato nell’orizzonte più superficiale (0-15 cm) dal momento che è questo lo strato maggiormente sottoposto all’azione fisica degli interventi. Le specie maggiormente “depauperate” sono state il Lolium multiflorum e la Sinapis arvensis dal momento che queste specie hanno una scarsa dormienza dei semi. I periodi di maggiore tasso di emergenza sono risultati strettamente legati alle esigenze termiche di ogni specie evidenziando così i rispettivi periodi di maggiore suscettibilità a germinare. In termini comparativi i risultati migliori sono stati quelli di erpice rotativo e della fresa anche se in questo ultimo caso il problema è legato alle sue spiccate esigenze di “tempera” del suolo. Per contro, in termini di gestione delle malerbe perenni l’estirpatura è risultata l’operazione in grado di gestire al meglio le chiazze di Convolvulus arvensis e Cirsium arvense. Ne consegue che la sequenza di interventi di erpicatura rotativa ed estirpatura appaiono in sintesi la strategia più opportuna per una gestione preventiva dell’infestazione “incombente” presente nel suolo.