Anche il paesaggio è una risorsa, che va sostenuta. Il paesaggio vitivinicolo italiano è un patrimonio di ricchezza e di varietà, di storia e di tradizioni, ma soprattutto è una risorsa economica spesso trascurata e costantemente a rischio, “attaccata” sia dall’urbanizzazione selvaggia, soprattutto nelle aree in pianura, sia dai fenomeni di abbandono di vaste zone collinari e montane, con effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio. Eppure, tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, i vigneti del Belpaese “valgono” oltre 3 miliardi di euro l’anno. E’ quanto emerso dalla tavola rotonda “Il valore del vigneto oltre il vino. Il ruolo della vite nel paesaggio agrario per la valorizzazione del territorio”, organizzato dalla Cia oggi a Serralunga d’Alba, in provincia di Cuneo, presso la Tenuta di Fontanafredda. “Il paesaggio rurale è una componente essenziale dell’identità del nostro Paese -ha spiegato il presidente Cia Dino Scanavino- di cui gli agricoltori sono i principali artefici e custodi. In questo senso bisogna ricordare il recente riconoscimento dell’Unesco, che ha dichiarato i paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato patrimonio dell’umanità, premiando il valore storico, naturalistico e tipico di un territorio che è inimitabile, grazie anche a un’agricoltura attenta. Questi luoghi sono il risultato dell’azione combinata dell’uomo e della natura. Il riconoscimento Unesco dà loro sicuramente un valore aggiunto, che deve essere 3 sfruttato appieno ed esteso a tutte le altre realtà. Partendo dall’assunto che il patrimonio paesaggistico fondato sulla presenza dei vigneti costituisce un riferimento e un input per il Made in Italy”.