Aziende familiari, spesso giovani e a conduzione “rosa”, capaci di mettersi in risalto puntando sul territorio delle aree interne in cui operano - non senza molte difficoltà - e sulla produzione di qualità, ma anche vocate all’innovazione e all’ecologia, in piena sintonia con i dettami della transizione verde e digitale in cui è impegnata l’Italia assieme al resto d’Europa: è il tratto distintivo dei nuovi “campioni dell’agricoltura”, eletti e premiati in Campidoglio, a Roma, oggi, dalla Cia/Agricoltori Italiani, con il tradizionale riconoscimento “Bandiera Verde Agricoltura”, assegnato a 10 aziende agricole top, scelte in base a specifiche categorie, oltre a 3 riconoscimenti a Comuni rurali virtuosi, 6 extra-aziendali e 3 premi speciali.
L’entusiasmo e il coraggio di provare nuove sfide imprenditoriali è, invece, emerso nel premio speciale andato all’azienda “Casale Vitali” a Montelparo nelle Marche, guidata dal giovane Gabriele Vitali, terza generazione di una famiglia che negli anni Sessanta del Novecento ha iniziato l’attività agricola puntando via via sempre più sulla viticoltura. Vitali, per riuscire a competere con successo sul mercato, ha fatto squadra con altre tre aziende del territorio (Geminiani, Vittorini, Di Ruscio) e puntato su un progetto innovativo: vinificare il Sangiovese in bianco. Nel 2018 è stato, dunque, lanciato sul mercato il Deviango (in dialetto fermano significa “una persona che si veste di bianco”, ndr), “un bianco fresco, profumato, con la caratteristica particolare che ha gli aromi dell’uva rossa ma dal colore bianco - osserva, a Winenews, l’enologo che ha diretto il progetto, Matteo Lupi - un vino che va bene per aperitivi e primi piatti, ma soprattutto in grado di invecchiare in modo molto elegante, come i grandi vini francesi”. “La genesi del progetto è semplice - spiega Gabriele Vitali - avevamo questo sangiovese che nella nostra zona, su una collina 350 metri sul livello del mare, si comportava in maniera particolare; la parte esterna sui colorava giustamente, quella interna invece rimaneva più scarica. Non potendolo usare per un rosso di qualità, abbiamo iniziato a fare una vinificazione in bianco, sapientemente diretti dal nostro enologo, che ci ha fatto indirizzati verso un nuovo sistema di produzione, in realtà un processo semplicissimo: un’ossidazione controllata della parte antocianica del mosto stesso. Un processo produttivo che in Italia si fa con altri vitigni ma non con il sangiovese”. “Una sfida che abbiamo fatto facendo rete - aggiunge l’enologo Lupi – per dare anche più forza alla presentazione commerciale e alla comunicazione del prodotto. Siamo certi che i produttori del territorio potranno avere da questa produzione di uve un guadagno più alto rispetto a quello attuale che non copre le spese di produzione”.
Le aziende di famiglia sono una tipicità di quella Italia rurale che la Cia/Agricoltori Italiani vuole valorizzare: “puntiamo sempre sulle aree rurali del Paese - ha dichiarato il presidente Cia/Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - perché è dove, nonostante le difficoltà come la pandemia, e forse anche per queste, si sviluppa da tempo una tenacia produttiva degna di nota”. “E non c’è da meravigliarsi se l’approccio strategico per realizzare la transizione verde emerge in buone pratiche di aziende agricole, ma anche Comuni o Parchi e progetti, attivi lungo la dorsale appenninica. C’è grande attenzione per soluzioni ecologiche e tecnologiche. Consapevolezza del valore delle produzioni territoriali di qualità, biologiche e certificate. Ed è ciò che, oggi, con “Bandiera Verde Agricoltura”, è stato giusto premiare, perché su di loro occorre investire”. Le aree rurali interne in Italia comprendono il 53% dei Comuni (4.261), pari al 60% della superficie nazionale, con una popolazione di oltre 11 milioni di persone che svolgono la loro attività nonostante molteplici difficoltà infrastrutturali e nei servizi. Una superficie dove si sviluppa il 40% delle aziende agricole. Temi come la tutela delle foreste contro il cambiamento climatico - ha aggiunto Scanavino - la salvaguardia del suolo contro il dissesto idrogeologico, il risparmio idrico e basso impatto ambientale grazie alle nuove tecnologie, ma anche equità e dignità sociale, rilanciati dai recenti G20 e Cop26, trovano, dunque, lungo la dorsale appenninica e tra le sue imprese agricole, molti casi esemplari che meritano premi, ma anche sostegno concreto”.
(Estratto da winenews.it)