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Presentazione Progetti Giardineggiare 2013 - Università di Venezia -

MED Bazar

Il giardino mediterraneo che propongo si sviluppa in piccoli gruppi di piante sotto i teli di un bazar orientale. i teli che lo costituiscono sono sorretti da pali di legno. tutta la composizione si basa sui colori caldi dell'oriente. del mediterraneo e. della “pazzia” Per sottolineare questo mio intento evocativo ogni gruppo di piante e' costituito da piante verdi con un solo punto di colore. come dimenticare il fascino magico delle lanterne dei bazar orientali? Nel mio progetto le possiamo trovare che risplendono nel buio della notte. Ripensare il mediterraneo il mio progetto vuole riportare alla luce l'antico tema del mediterraneo come luogo di scambio. ma, come dice Braudel nel libro dedicato al mediterraneo. lo scambio non era solo di merci ma anche di cultura. in un'ottica di comunità e movimento.

Silvia Canton

Porta  Mediterranea

Il progetto promuove una nuova visione dell'area pubblica mediante una architettura effimera e mediterranea. Il progetto mediante i sensi. riporta l'utente giornaliero e occasionale al mediterraneo. La domanda che ci siamo posti "e stata come definiamo mediterraneo? Dovuto ad odori, colori. sensazioni. temperature. che riportano alla memoria un senso mediterraneo. La meta del nostro progetto é stata utilizzare elementi di direzionalità (portico). materiali (legno.terra).visivi (rosmarino & buganvillea}, tesatura (legno).odori (rosmarino). temperature (area coperta ed aperta.) per riportare il nostro utente alla sensazione mediterranea.

Marie Hérault

Profumi d'arte

Il nostro progetto cerca di rievocare il giardino mediterraneo attraverso un gioco di colori e profumi che hanno lo scopo portare nel cuore del centro storico di grottammare, un piccolo pezzo dell'atmosfera mediterranea. la forma plastica richiama l'orditura del portico adiacente del palazzo priorale che si affaccia sulla piazza da un lato e dall'altro permette la vista sul mare ed è creata attraverso l'uso di pallet in legno colorati a seconda dell'essenza arborea inserita al loro interno. La memoria storica del luogo in cui il giardino sorge, testimonianza di un momento della storia italiana molto presente in tutto il territorio marchigiano si fonde con il richiamo alla cultura del mediterraneo: la scelta delle essenze arboree e l'utilizzo del legno per gli elementi di sostegno delle piantumazioni, materiale utilizzato sin dall'antichità' che si lega alla semplicità' degli altri materiali presenti in loco quali il mattone e la pietra, rievocano alcuni aspetti del patrimonio culturale del mediterraneo.

Martina Basei, Eleonora Dal Bo, Sabina Noro

Peristilium

Il visitatore attraversando la cittadina dal carattere prevalentemente roccioso si ritrova in piazza peretti ed è portato ad attraversare un ambiente floreale, dominato dal color porpora e dai profumi mediterranei; uno spazio intimo e introspettivo, aperto verso il cielo. un colonnato di piante rampicati (plumbago) definiscono il limite di una nuova piazza rialzata, costituita da pellet di misura 80x120 cm e spessi 22 cm. i pellet descrivono una circolazione attorno ad un giardino centrale di piante profumate: il rosmarino, la lavanda e l'olivo.

Riccardo Gava, Federico Silvestri, Nicola Zanin

 

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VII Conferenza Economica di Lecce

Agrinsieme è nato per unire, per aggregare e non per operare contro qualcuno. È nato per dare forza all’agricoltura, all’intero sistema agroalimentare, per rendere l’impresa agricola protagonista della filiera, dal campo alla tavola, per accrescere sviluppo e competitività, per dare impulso al “made in Italy” nel mondo, per contribuire alla ripresa del Paese. Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari (che a sua volta comprende Fedagri-Confcooperative, Legacoop agroalimentare e Agci-Agrital) ha colto l’occasione della VII Conferenza economica della Cia a Lecce per rilanciare con forza la sua strategia e per rinnovare la sfida per un progetto nuovo e concreto per l’agroalimentare. I presidenti di Cia Giuseppe Politi (coordinatore di Agrinsieme), di Confagricoltura Mario Guidi, di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, di Agci-Agrital Giampaolo Buonfiglio e il vicepresidente di Legacoop Miriano Corsini hanno dimostrato come Agrinsieme dia valore a nuove strategie e a progetti di filiere. La filosofia non risponde ad alcuna logica politica, ma si fonda su un impegno totale nei confronti degli imprenditori agricoli, della cooperazione, per la difesa dei redditi e dei valori che racchiude l’impresa. Agrinsieme -è stato affermato- proseguirà nella strada fin qui intrapresa, sviluppando ulteriormente il lavoro straordinario realizzato, cercando di rilanciare l’agricoltura nella sua giusta dimensione e nel ruolo centrale che le compete. "Al centro abbiamo messo le imprese e non le nostre organizzazioni sindacali". Un’agricoltura che proprio nell’attuale crisi rappresenta una chiave nevralgica per creare occupazione e sviluppo. Un progetto, quello di Agrinsieme, che andrà avanti anche rispetto alla tematica dei Consorzi agrari “che sono un patrimonio dell’intera agricoltura e non un oggetto di interessi particolari. Sono strumenti utili per gli agricoltori e non proprietà esclusiva di alcuno. Per questo motivo è fondamentale una gestione trasparente e democratica. Valori che si contrappongono, invece, a un progetto che si fonda su logiche organizzative e di potere che contrastano nettamente con quelle dell’agricoltura e delle sue imprese”. Agrinsieme ha messo sotto accusa anche la nascita di una sesta centrale cooperativa, Uecoop, “frutto di un atto di presunzione e arroganza, che non serve a dare soluzioni al Paese”. “Un vero pasticciaccio antistorico che si contrappone all’esigenza di una strada di semplificazione della rappresentanza che tre centrali cooperative solide hanno da tempo cominciato a percorrere”

4 km di carta per gestire una azienda

L’agricoltura paga dazio alla burocrazia più di 7 miliardi l’anno. E per ogni azienda equivale a due euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Un “peso” opprimente che costringe ogni impresa a produrre materiale burocratico cartaceo che messo in fila supera i 4 chilometri. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire i documenti richiesti dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e che, quindi, nel 65 per cento dei casi è costretto ad assumere una persona che svolge questa attività e per il restante 32 per cento si rivolge a un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili. Un dato emblematico che conferma le difficoltà dei produttori davanti al “mostro” burocratico, emerso oggi a Lecce nel corso della VII Conferenza economica, promossa dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori. La burocrazia rappresenta ormai un fardello molto pesante per l’intero settore agricolo che ogni anno fa i conti con un pesante aggravio economico, il 30 per cento del quale è addebitabile a ritardi, disservizi e inefficienze della Pubblica amministrazione. Cifre che diventano ancora più macroscopiche se si prende in considerazione l’insieme dell’imprenditoria del nostro Paese, che spende in burocrazia la bellezza di 61 miliardi di euro l’anno. Un costo che, ridotto del 25 per cento,comporterebbe un aumento del Pil dell’1,7 per cento. E questo nonostante negli ultimi anni ci siano state dellesemplificazioni a livello amministrativo, unitamente all’avvento di Internet e della digitalizzazione. Una situazione, quindi, allarmante che crea insormontabili problemi all’imprenditore. Sta di fatto che proprio nel settore agricolo si riscontrano palesi difficoltà per le aziende. Basti pensare che, secondo un sondaggio della Cia, oltre il 90 per cento degli agricoltori ha denunciato ostacoli e difficoltà per la propria attività a causa della burocrazia e chiede, quindi, una semplificazione amministrativa e fiscale che è ritenuta un fattore indispensabile per lo sviluppo. Proprio a causa di questo “peso”, il 25,5 per cento delle aziende agricole del nostro Paese ha messo da parte progetti di ammodernamento, innovazione e ricerca, il 21,5 per cento non ha compiuto alcun tipo di investimento, il 18,7 per cento è stato costretto a ridurre le coltivazioni. Sempre nel corso dell’anno passato ogni mese le aziende agricole italiane sono state costrette, in media, a impiegare dalle cinque alle sei giornate di lavoro per svolgere gli adempimenti amministrativi. Il 28 per cento -rileva l’indagine della Cia- ha detto di aver dedicato dalle tre alle quattro giornate alla burocrazia, il 34 per cento dalle cinque alle sei giornate, il 38 per cento oltre le sei giornate. Nel 2012, più del 60 per cento delle imprese agricole -annota l’indagine della Cia- ha visto crescere del 3-4 per cento i costi burocratici degli adempimenti amministrativi; il 15 per cento del 2-3 per cento; il restante ha parlato di un aumento tra lo 0,5 e l’1,50 per cento. Il 65 per cento delle aziende ritiene, tuttavia, che negli ultimi cinque anni la burocrazia è andata aumentando i costi in modo significativo. La Cia sottolinea che il maggiore onere a carico dell’imprenditoria agricola italiana (94 per cento) è rappresentato dagli adempimenti “specifici” richiesti al settore. Pesanti anche i “costi” dovuti al fisco (84 per cento) e alla sicurezza sul lavoro (75 per cento). Il 74,5 per cento delle imprese ritiene il costo degli obblighi burocratici un ostacolo alla propria attività produttiva. Sempre secondo la ricerca della Cia, oltre il 78 per cento delle aziende interpellate sottolinea che la pressione fiscale e previdenziale-contributiva costituisce un pesante freno allo sviluppo e alla competitività. A sua volta, la burocrazia incide negativamente sull’attività, appunto, per il 90 per cento delle imprese. Neanche l’introduzione di nuove tecnologie informatiche è riuscita, per il 64 per cento delle imprese agricole, a migliorare il rapporto con l’Amministrazione pubblica. E questo soprattutto -si sostiene nell’indagine della Cia- a causa della complessità degli adempimenti e per il continuo cambiamento delle normative in merito. Il 58 per cento delle imprese agricole -afferma il sondaggio Cia- ritiene che la difficoltà dei rapporti con la Pubblica amministrazione risiede soprattutto nel fatto che in questi ultimi anni siano aumentate in maniera esponenziale le scadenze burocratiche e siano rimaste alquanto complesse le richieste da parte degli uffici pubblici. Con l’aggravante che molte di queste norme vengono interpretate e applicate in maniera diversa da regione a regione, da provincia a provincia e, addirittura, da comune a comune. Il 30 per cento delle imprese lamenta, poi, il fatto che si trova a confrontarsi da sola con l’apparato burocratico e che più dell’80 per cento delle aziende agricole ricorre, almeno una volta all’anno, all’aiuto delle organizzazioni o dei professionisti esterni. Oltre al costo economico, l’aspetto che più denunciato dalle imprese (72 per cento) è costituito dalle lungaggini e dai tempi “scandalosi” richiesti per una semplice pratica di carattere amministrativo, per la quale sarebbero sufficienti solo poche ore, se non minuti. Il 56 per cento degli imprenditori agricoli interpellati -si legge nell’indagine della Cia- si é dichiarato disposto a nuovi investimenti di carattere produttivo e all’assunzione di manodopera se si dà un “taglio” del 25 per cento al carico burocratico che oggi pesa sull’azienda.

I paesaggisti e l'idea Mediterranea

 

Seminario: LE AVVERSITA’ DELLE PIANTE ORNAMENTALI

 

  1. Assemblea ANP/CIA
  2. Grande successo per la VII edizione di “Inac in Piazza per te”
  3. Inac in Piazza 2013
  4. Programma di sviluppo rurale della Regione Marche

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