Giardinsteso

L'idea progettuale intende creare un luogo intimo e raccolto all'interno di uno spazio pubblico e aperto (Piazza San Pio). L'hortus conclusus è composto da quattro parti strutturali: hortus deliciarium (specie ornamentali), hortus (ortaggi), herbolarius (erbe aromatiche) e hortus simplicium (erbe mediche). La struttura modulare del giardino è composta da elementi strutturali in compensato ed elementi lignei verticali per la stesura dei panni. I panni stesi svolgono una funzione di schermatura rispetto al traffico veicolare in quanto, posti attorno al quattro moduli dell'hortus, definiscono uno spazio `chiuso' e raccolto ma allo stesso tempo permeabile. I panni stesi  incuriosiscono i passanti e li invitano ad entrare nel giardino. Ripensare il mediterraneo ritornando ad utilizzare le piante tipicamente mediterranee, in sostituzione delle specie esotiche ormai ampiamente diffuse, e per richiamare l'abitudine millenaria del bucato steso al sole e al vento che definisce  il carattere del progetto.

Paola Sabbion, Patrizia Burlando

Frammenti Mediterranei


La passerella proposta è costituita da assi di recupero, in legno, di diverse dimensioni le quali, partendo dalla passeggiata ciclo pedonale, vanno progressivamente a ridursi e frammentarsi verso il mare; queste sono legate tra loro mediante corde, fissate nella sabbia con picchetti. L'installazione prevede l'inserimento della passerella in un ambiente dunale, realizzato grazie al modellamento della sabbia; si creano una serie di dune, la cui altezza varia dai 60 cm, in prossimità di via colombo, fino al 10 cm avvicinandosi alla battigia. Le specie selezionate vengono collocate all'interno delle fasce dunali, secondo il naturale ordine di appartenenza, seguendo una disposizione paesaggistica. La vegetazione, analogamente alla sistemazione delle assi, subisce un cambiamento di dimensione e disposizione man mano che ci si avvicina al mare: nei pressi della passeggiata le specie sono più grandi e disposte in modo compatto, mentre procedendo verso la linea di costa si ha una riduzione delle dimensioni ed una frammentazione. ltri elementi che compongono il progetto sono le rocce e i tronchi, i quali completano l'idea di ambiente tipico della costiera mediterranea.

 

Jacopo Auditore, Virginia Brosco, Eleonora Ceschin, Valentina Dotto, Gaia Glereani, Luca Maestrini

 

Paradisi in Ombra

Il progetto si sviluppa a partire dal percorso che compie l'ombra di un olivo nell'arco di una giornata di luglio alle coordinate di Grottammare: 42°59'20.76" n, 13°52'5.05" e l’area tracciata da questa scia identifica una porzione di prato piacevole per la sosta, perché rinfrescata dall'ombra argentata delle fronde. A delimitarla le piante aromatiche fittamente disposte. Le specie scelte sono quelle del giardino dei semplici, piante rustiche che ben sopportano la calura estiva e l'esposizione diretta al sole. Il fogliame verde-grigio e le fioriture dai toni freschi contribuiscono a spargere la luce un po lunare dell'oliveto, distribuendola a terra. La disposizione delle specie segue delle fasce di altezza crescente dai bordi delle zone d'ombra, raggiungendo il culmine nel punto mediano, per poi ridiscendere verso la zona d'ombra successiva.  L'area d'intervento scelta e quella a ridosso del tratto di percorso in maggiore pendenza, per rendere più visibile l'installazione che lavora su una minima varietà  di sfumature cromatiche, altezze e densità.Il percorso all'interno dell'intervento è segnalato da ghiaia ,all'ingresso del parco un portale di legno con inciso il nome del giardino proietta l'ombra che preannuncia il tema del progetto e porta in se tutte le informazioni in merito alla flora e alla fauna che popoleranno l'installazione. Il tema del giardino mediterraneo è stato affrontato da un punto di vista storicistico: il titolo è citazione del "paradisi in sole" di parkinson, e la scelta delle specie si rifà ai giardini dei semplici, dei quali non abbiamo tuttavia ripreso l'impianto formale. L'ombra è assunta come vero e proprio elemento costruttivo del giardino, e attorno ad essa si sviluppa la composizione degli arbusti e delle aromatiche. Le cromie variano dai toni argentei delle salvie ai verdi lucidì e cupi dei mirti, mentre le fioriture fresche di azzurri e viola sono ravvivate da accenti di gialli e di bianchi. Le sedute non sono state progettate volontariamente, in quanto l'ombra crea un occasione di sosta, che verrà vissuta in modo informale e libero, con una coperta ottima per un pic-nic, o una semplice sedia da osteria.

Margarita Ilicheva, Vera Scaccabarozzi

 

Dualismo Mediterraneo

 

 

L'installazione pone l'attenzione su alcune essenze vegetali tipiche dei paesaggi mediterranei, sviluppando il tema del dualismo in riferimento alle diverse provenienze delle specie, autoctone o esotiche. Il concept prevede tre stanze: nella prima il visitatore si sofferma ad osservare una rappresentazione di un paesaggio vegetale misto, composto da elementi autoctoni ed esotici, che identifica la situazione attuale dei nostri paesaggi mediterranei, comunicando un senso di armonia e completezza. Le altre due stanze riportano invece solo una o l'altra provenienza delle essenze vegetali, suscitando volutamente nel visitatore un senso di mancanza di elementi (identificati con dei vasi rossi e vuoti) e quasi negando una parte del paesaggio. Oltre alla provenienza delle essenze vegetali utilizzate, è stato studiato anche un dualismo di tipo percettivo di questi "mini paesaggi": uno costituito da un punto esterno con apposite postazioni a viste obbligate, l'altro da uno interno alle stanze stesse, mediante la realizzazione di opportuni camminamenti. Nell'avvicinamento alle tre postazioni, un percorso guida con domande evocative vuole far riflettere il visitatore sulla concezione di ciò che è ai giorni d'oggi il paesaggio mediterraneo italiano.

Adamo Maria Francesca, Cibrario Marco, Dorbolo' Luca, Sarasso Elisa, Stralla Andrea Giuseppe


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Mediterraneamente Sulle Tracce Del Giardino Mediterraneo

Il Mediterraneo è mille cose insieme, non un paesaggio ma innumerevoli paesaggi, non un mare ma un susseguirsi di mari, non una cultura ma un insieme di culture accatastate le une alle altre. Da millenni tutto è confluito verso questo mare, scompigliando e arricchendo la sua storia. (Fernand Braudel, il mediterraneo. lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni , Bompiani).

Quale posto occupa il giardino mediterraneo nella nostra società? Nonostante le tendenze degli ultimi anni, che dimostrano una volontà condivisa di ritorno alla terra, prevale oggi il progressivo distacco dal mondo vegetale, così anche la perdita del legame proprio della cultura mediterranea di comunità che vivono in simbiosi con il mondo vegetale. Nella società contemporanea, dove tutto è già pronto per l’uso, spesso non si conosce l’albero del frutto che mangiamo. Il progetto è un invito a considerare l’importanza della vegetazione come fattore identitario che ci riporta alle nostre origini di civiltà mediterranea; creare spazi urbani con l’utilizzo di queste specie vuol dire far conoscere e diffondere un pezzo della storia che a noi tutti appartiene.

STEP 1

Il progetto affida agli abitanti del mediterraneo il compito di rintracciare i caratteri identitari dei paesaggi nei quali vivono o hanno vissuto; lo strumento utilizzato è un sondaggio dal titolo “Mediterraneamente. Sulle tracce del Giardino Mediterraneo” diffuso utilizzando il social network Facebook. Un questionario propone un abaco di 70 specie vegetali, tra quelle più emblematiche, e chiede ai partecipanti di raccontare una storia relativa ad una singola specie selezionata. Dalle 100 storie raccolte emerge un’immagine del paesaggio mediterraneo, che si sviluppa nel contesto urbano o rurale, a cui vengono associate luoghi quali il balcone, la corte interna, lo spazio pubblico, l’orto, il cortile. Le prime 5 piante più votate, sono: boucanville, citrus lemon, morus alba, capperus ovata e ficus carica. La varietà delle piante scelte dai partecipanti racconta, dal nord al sud Italia, le diverse sfumature di un paesaggio ricco e vario in tutti i suoi aspetti, che associa specie ornamentali urbane al paesaggio produttivo meno addomesticato e più arcano.

STEP 2

Il progetto evoca il mare Mediterraneo, comune denominatore delle terre che nelle sue acque si affacciano, simbolo del viaggio, luogo di scambio e contaminazione. Sono i suoi abitanti che lo raccontano, regalandoci scene di vita, momenti di storia, viaggi percorsi, come messaggi in bottiglia, nel flusso virtuale di internet. Il giardino temporaneo materializza questa metafora per raccontare nello spazio pubblico, l’aspetto intangibile che si nasconde nelle piante. Le 5 specie più votate entrano nel progetto con un valore simbolico, narrando secoli di storia e di cambiamenti e l’idea di un giardino condiviso in cui ritrovare una parte di se. Le 100 storie raccolte sono esposte per invitare i passanti a interagire, lasciando un messaggio in bottiglia, nell’istallazione, un mare acrilico collegato visivamente al Mediterraneo.

STEP 3

Durante i giorni di permanenza del giardino temporaneo, il progetto prevede alcuni incontri tematici, che spaziano dalla letteratura alla poesia, dal mito alla tradizione, invitando a ripercorrere, insieme agli abitanti di Grottammare, gli aspetti storici, mitici e contemporanei che ruotano attorno ad una specifica pianta (alloro, papiro, melograno). La storia del Papiro, ad esempio, illustra in modo significativo come questa specie abbia influito nella nostra cultura, determinando in tutte le lingue, il modo per indicare la carta, supporto della scrittura che anticamente veniva ottenuto dalla pianta.

Antonia Di Lauro

Il Giardino Mediterraneo Comunitario

[...] si può dire, semplificando, che il mediterraneo realizza il proprio equilibrio vitale a partire dalla triade ulivo-vite-grano. [...] guardate ancora oggi, a Napoli o a Palermo, gli operai che durante l’ora di pausa mangiano all’ombra di un albero o di un muretto: si accontentano del ”companatico”, un condimento di cipolle o di pomodori sul pane innaffiato di olio, e lo accompagnano con un bicchiere di vino. Qui la trinità mediterranea si dà appuntamento al gran completo: l’olio d’oliva, il pane di frumento e il vino dei vicini vigneti. Tutto questo, ma non molto di più. (Fernand Braudel, il mediterraneo. lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Bompiani.)

Il progetto si propone come prototipo di giardino comunitario mediterraneo, replicabile in piccole aree urbane ma anche in spazi minimi privati come corti interne, terrazze, balconi, slarghi. Il giardino interpreta le esigenze della società contemporanea di microspazi pubblici di relax, accoglienti e domestici, con qualità didattiche, terapeutiche, sociali; adotta un‘estetica minimale di manufatti essenziali in materiali riciclati e l’utilizzo di vegetazione  emblematica del paesaggio mediterraneo e del suo modo di vivere. Il giardino comunitario mediterraneo rilegge l’aspetto produttivo, da sempre presente nella storia nella cultura mediterranea, affidandogli un nuovo ruolo educativo-didattico, sociale ed ecologico-ambientale. Il giardino si configura come un microcosmo ma anche come spazio aperto, flessibile ed accessibile anche ai diversamente abili, suddiviso in quattro aree tematiche, composte da moduli in legno e materiali di riciclo. Ogni area è fortemente identificata dalla prevalenza di un vegetale, un modulo di arredo caratterizzante, una operazione di lettering nella pavimentazione; l’associazione di un colore, un simbolo, una coltura arborea. L‘area dell’olio è marcata dalla presenza di un albero di ulivo, un sistema componibile di sedute e spalliere realizzate in legno riciclato e spago intrecciato colorato. Nell’area del vino predomina la vite, associata ad un pergolato composto da moduli di legno e corda con un sistema di sedute in legno sempre riciclato ed una fioriera. Nell’area del grano si concretizzano, oltre le funzioni produttive e di relax, anche quelle educativo-didattico; un tavolo di coltura rialzato per diversamente abili contiene infatti diverse varietà di grano promuovendo esperienze tattili di apprendimento, in oltre dei moduli di parete verticale in legno e feltro in scarti lana, consentono la coltivazione di piante aromatiche, mentre aiuole con una collezione di graminacee svolgono una funzione prettamente decorativa. Il ruolo sociale del giardino si concentra  nella quarta area, quella conviviale, dove sono presenti i prodotti delle tre colture - olio, pane e vino - e dove, riprendendo le parole di Braudel, si da appuntamento la trinità mediterranea. È uno spazio per la degustazione offerta dai produttori (viticoltori, panettieri, olivicoltori); ogni giorno, a determinate ore della tarda mattinata o del pomeriggio, si determina una comunità spontanea ed involontaria che si incontra nel giardino per riscopre il piacere di condividere il “companatico” e realizzare una immersione effimera nell’immaginario mediterraneo.

Elisabetta Nucera

 

Code Garden

Le strutture dei giardini, come quelle letterarie, variano per dimensioni e forme. Mentre alcuni giardini, ci conducono attraverso eventi interessanti, altri ci avvincono con la loro forma, con le loro simmetrie e ripetizioni, come dei versi ritmati. (C. W. Moore, W. J. Mitchell, W. jr. Turnbull, La poetica dei giardini, Franco Muzzio Editore)

Il labirinto è un simbolo che ricorre con enorme frequenza nella storia dei giardini; è presente in culture, miti e religioni più disparate, ma anche nell’arte e nella filosofia. La storia dei labirinti è complessa, intricata e affascinante, così come lo sono i percorsi che li strutturano; compaiono in civiltà ed epoche diverse ed in luoghi lontani. Lo studio dei possibili significati dei labirinti rappresenta un argomento estremamente attuale, il simbolismo e le mitologie ad essi associati, hanno da sempre risvegliato l’interesse di ricercatori, antropologi, studiosi di comunicazione e psicologi. Il mito racconta di Teseo che, grazie alla complicità di Arianna, riesce a uccidere il terribile Minotauro, nascosto al centro del labirinto di Cnosso, e a trovare poi la via d’uscita. Il labirinto può essere oggetto di numerose interpretazioni tutte valide e coerenti. Nel mito greco il labirinto è una prigione da cui non si può fuggire; l’antico dedalo egizio, invece, rifletteva la struttura dell’universo; in alcune regioni africane il labirinto ha la forma di una giostra strategica; nell’isola di Malekula il dedalo è un gioco di abilità; in Cina il labirinto ha una funzione di difesa contro gli assalti del male. Anticamente per lo più univiario (o unicursale), ovvero costituito da un unico, involuto percorso che conduceva inesorabilmente al suo centro, il labirinto è oggi sinonimo di tracciato multiviario (o multicursale). In Europa si diffonde maggiormente nel tardo rinascimento, evoluzione dei giardini all'italiana, ma negando di questi la ricerca classicista all'armonia e all'ordine perfetto. I primi labirinti di siepi furono realizzati intorno al '500, ma nel tempo hanno perso gran parte dei loro significati magici e religiosi, restando sovente un semplice gioco. Il Code Garden è uno spazio interattivo, un labirinto che riproduce un grande codice QR (Risposta Rapida, ecco cosa significa QR CODE acronimo di quick response evoluzione del tradizionale codice a barre). I riferimenti progettuali partono dalla tradizione del giardino formale, reinterpretati attraverso l'uso di forme geometriche nitide, fino ai giorni nostri attraverso questa nuova procedura virtuale di accedere alle informazioni. Basta avere uno smartphone con una fotocamera e un lettore di codici installato per poter decifrare il codice creato da un disegno di impianto orizzontale. Il labirinto è costituito da una monospecie: il pittosporum, famiglia pittosporaceae, etimologia dal greco “pitta”, pece, resina e ”spora”, seme, perché ha i semi ricoperti di resina; comprende circa 150 specie di arbusti e piccoli alberi, semirustici, dal fogliame persistente e molto decorativo, adatte alla formazione di siepi o alla coltivazione in vaso di dimensioni adeguate. Code Garden a Grottammare, decodificato con un supporto digitale, è il link di accesso al sito di Giardineggiare. Il giardino è quindi sistema informativo che utilizza il dispositivo della realtà aumentata, spazio ludico, nuova frontiera della ricerca figurativa associata alla comunicazione.

Marco Cosenza/Eleonora Rositani

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MED Bazar

Il giardino mediterraneo che propongo si sviluppa in piccoli gruppi di piante sotto i teli di un bazar orientale. i teli che lo costituiscono sono sorretti da pali di legno. tutta la composizione si basa sui colori caldi dell'oriente. del mediterraneo e. della “pazzia” Per sottolineare questo mio intento evocativo ogni gruppo di piante e' costituito da piante verdi con un solo punto di colore. come dimenticare il fascino magico delle lanterne dei bazar orientali? Nel mio progetto le possiamo trovare che risplendono nel buio della notte. Ripensare il mediterraneo il mio progetto vuole riportare alla luce l'antico tema del mediterraneo come luogo di scambio. ma, come dice Braudel nel libro dedicato al mediterraneo. lo scambio non era solo di merci ma anche di cultura. in un'ottica di comunità e movimento.

Silvia Canton

Porta  Mediterranea

Il progetto promuove una nuova visione dell'area pubblica mediante una architettura effimera e mediterranea. Il progetto mediante i sensi. riporta l'utente giornaliero e occasionale al mediterraneo. La domanda che ci siamo posti "e stata come definiamo mediterraneo? Dovuto ad odori, colori. sensazioni. temperature. che riportano alla memoria un senso mediterraneo. La meta del nostro progetto é stata utilizzare elementi di direzionalità (portico). materiali (legno.terra).visivi (rosmarino & buganvillea}, tesatura (legno).odori (rosmarino). temperature (area coperta ed aperta.) per riportare il nostro utente alla sensazione mediterranea.

Marie Hérault

Profumi d'arte

Il nostro progetto cerca di rievocare il giardino mediterraneo attraverso un gioco di colori e profumi che hanno lo scopo portare nel cuore del centro storico di grottammare, un piccolo pezzo dell'atmosfera mediterranea. la forma plastica richiama l'orditura del portico adiacente del palazzo priorale che si affaccia sulla piazza da un lato e dall'altro permette la vista sul mare ed è creata attraverso l'uso di pallet in legno colorati a seconda dell'essenza arborea inserita al loro interno. La memoria storica del luogo in cui il giardino sorge, testimonianza di un momento della storia italiana molto presente in tutto il territorio marchigiano si fonde con il richiamo alla cultura del mediterraneo: la scelta delle essenze arboree e l'utilizzo del legno per gli elementi di sostegno delle piantumazioni, materiale utilizzato sin dall'antichità' che si lega alla semplicità' degli altri materiali presenti in loco quali il mattone e la pietra, rievocano alcuni aspetti del patrimonio culturale del mediterraneo.

Martina Basei, Eleonora Dal Bo, Sabina Noro

Peristilium

Il visitatore attraversando la cittadina dal carattere prevalentemente roccioso si ritrova in piazza peretti ed è portato ad attraversare un ambiente floreale, dominato dal color porpora e dai profumi mediterranei; uno spazio intimo e introspettivo, aperto verso il cielo. un colonnato di piante rampicati (plumbago) definiscono il limite di una nuova piazza rialzata, costituita da pellet di misura 80x120 cm e spessi 22 cm. i pellet descrivono una circolazione attorno ad un giardino centrale di piante profumate: il rosmarino, la lavanda e l'olivo.

Riccardo Gava, Federico Silvestri, Nicola Zanin

 

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Agrinsieme è nato per unire, per aggregare e non per operare contro qualcuno. È nato per dare forza all’agricoltura, all’intero sistema agroalimentare, per rendere l’impresa agricola protagonista della filiera, dal campo alla tavola, per accrescere sviluppo e competitività, per dare impulso al “made in Italy” nel mondo, per contribuire alla ripresa del Paese. Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari (che a sua volta comprende Fedagri-Confcooperative, Legacoop agroalimentare e Agci-Agrital) ha colto l’occasione della VII Conferenza economica della Cia a Lecce per rilanciare con forza la sua strategia e per rinnovare la sfida per un progetto nuovo e concreto per l’agroalimentare. I presidenti di Cia Giuseppe Politi (coordinatore di Agrinsieme), di Confagricoltura Mario Guidi, di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, di Agci-Agrital Giampaolo Buonfiglio e il vicepresidente di Legacoop Miriano Corsini hanno dimostrato come Agrinsieme dia valore a nuove strategie e a progetti di filiere. La filosofia non risponde ad alcuna logica politica, ma si fonda su un impegno totale nei confronti degli imprenditori agricoli, della cooperazione, per la difesa dei redditi e dei valori che racchiude l’impresa. Agrinsieme -è stato affermato- proseguirà nella strada fin qui intrapresa, sviluppando ulteriormente il lavoro straordinario realizzato, cercando di rilanciare l’agricoltura nella sua giusta dimensione e nel ruolo centrale che le compete. "Al centro abbiamo messo le imprese e non le nostre organizzazioni sindacali". Un’agricoltura che proprio nell’attuale crisi rappresenta una chiave nevralgica per creare occupazione e sviluppo. Un progetto, quello di Agrinsieme, che andrà avanti anche rispetto alla tematica dei Consorzi agrari “che sono un patrimonio dell’intera agricoltura e non un oggetto di interessi particolari. Sono strumenti utili per gli agricoltori e non proprietà esclusiva di alcuno. Per questo motivo è fondamentale una gestione trasparente e democratica. Valori che si contrappongono, invece, a un progetto che si fonda su logiche organizzative e di potere che contrastano nettamente con quelle dell’agricoltura e delle sue imprese”. Agrinsieme ha messo sotto accusa anche la nascita di una sesta centrale cooperativa, Uecoop, “frutto di un atto di presunzione e arroganza, che non serve a dare soluzioni al Paese”. “Un vero pasticciaccio antistorico che si contrappone all’esigenza di una strada di semplificazione della rappresentanza che tre centrali cooperative solide hanno da tempo cominciato a percorrere”

L’agricoltura paga dazio alla burocrazia più di 7 miliardi l’anno. E per ogni azienda equivale a due euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Un “peso” opprimente che costringe ogni impresa a produrre materiale burocratico cartaceo che messo in fila supera i 4 chilometri. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire i documenti richiesti dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e che, quindi, nel 65 per cento dei casi è costretto ad assumere una persona che svolge questa attività e per il restante 32 per cento si rivolge a un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili. Un dato emblematico che conferma le difficoltà dei produttori davanti al “mostro” burocratico, emerso oggi a Lecce nel corso della VII Conferenza economica, promossa dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori. La burocrazia rappresenta ormai un fardello molto pesante per l’intero settore agricolo che ogni anno fa i conti con un pesante aggravio economico, il 30 per cento del quale è addebitabile a ritardi, disservizi e inefficienze della Pubblica amministrazione. Cifre che diventano ancora più macroscopiche se si prende in considerazione l’insieme dell’imprenditoria del nostro Paese, che spende in burocrazia la bellezza di 61 miliardi di euro l’anno. Un costo che, ridotto del 25 per cento,comporterebbe un aumento del Pil dell’1,7 per cento. E questo nonostante negli ultimi anni ci siano state dellesemplificazioni a livello amministrativo, unitamente all’avvento di Internet e della digitalizzazione. Una situazione, quindi, allarmante che crea insormontabili problemi all’imprenditore. Sta di fatto che proprio nel settore agricolo si riscontrano palesi difficoltà per le aziende. Basti pensare che, secondo un sondaggio della Cia, oltre il 90 per cento degli agricoltori ha denunciato ostacoli e difficoltà per la propria attività a causa della burocrazia e chiede, quindi, una semplificazione amministrativa e fiscale che è ritenuta un fattore indispensabile per lo sviluppo. Proprio a causa di questo “peso”, il 25,5 per cento delle aziende agricole del nostro Paese ha messo da parte progetti di ammodernamento, innovazione e ricerca, il 21,5 per cento non ha compiuto alcun tipo di investimento, il 18,7 per cento è stato costretto a ridurre le coltivazioni. Sempre nel corso dell’anno passato ogni mese le aziende agricole italiane sono state costrette, in media, a impiegare dalle cinque alle sei giornate di lavoro per svolgere gli adempimenti amministrativi. Il 28 per cento -rileva l’indagine della Cia- ha detto di aver dedicato dalle tre alle quattro giornate alla burocrazia, il 34 per cento dalle cinque alle sei giornate, il 38 per cento oltre le sei giornate. Nel 2012, più del 60 per cento delle imprese agricole -annota l’indagine della Cia- ha visto crescere del 3-4 per cento i costi burocratici degli adempimenti amministrativi; il 15 per cento del 2-3 per cento; il restante ha parlato di un aumento tra lo 0,5 e l’1,50 per cento. Il 65 per cento delle aziende ritiene, tuttavia, che negli ultimi cinque anni la burocrazia è andata aumentando i costi in modo significativo. La Cia sottolinea che il maggiore onere a carico dell’imprenditoria agricola italiana (94 per cento) è rappresentato dagli adempimenti “specifici” richiesti al settore. Pesanti anche i “costi” dovuti al fisco (84 per cento) e alla sicurezza sul lavoro (75 per cento). Il 74,5 per cento delle imprese ritiene il costo degli obblighi burocratici un ostacolo alla propria attività produttiva. Sempre secondo la ricerca della Cia, oltre il 78 per cento delle aziende interpellate sottolinea che la pressione fiscale e previdenziale-contributiva costituisce un pesante freno allo sviluppo e alla competitività. A sua volta, la burocrazia incide negativamente sull’attività, appunto, per il 90 per cento delle imprese. Neanche l’introduzione di nuove tecnologie informatiche è riuscita, per il 64 per cento delle imprese agricole, a migliorare il rapporto con l’Amministrazione pubblica. E questo soprattutto -si sostiene nell’indagine della Cia- a causa della complessità degli adempimenti e per il continuo cambiamento delle normative in merito. Il 58 per cento delle imprese agricole -afferma il sondaggio Cia- ritiene che la difficoltà dei rapporti con la Pubblica amministrazione risiede soprattutto nel fatto che in questi ultimi anni siano aumentate in maniera esponenziale le scadenze burocratiche e siano rimaste alquanto complesse le richieste da parte degli uffici pubblici. Con l’aggravante che molte di queste norme vengono interpretate e applicate in maniera diversa da regione a regione, da provincia a provincia e, addirittura, da comune a comune. Il 30 per cento delle imprese lamenta, poi, il fatto che si trova a confrontarsi da sola con l’apparato burocratico e che più dell’80 per cento delle aziende agricole ricorre, almeno una volta all’anno, all’aiuto delle organizzazioni o dei professionisti esterni. Oltre al costo economico, l’aspetto che più denunciato dalle imprese (72 per cento) è costituito dalle lungaggini e dai tempi “scandalosi” richiesti per una semplice pratica di carattere amministrativo, per la quale sarebbero sufficienti solo poche ore, se non minuti. Il 56 per cento degli imprenditori agricoli interpellati -si legge nell’indagine della Cia- si é dichiarato disposto a nuovi investimenti di carattere produttivo e all’assunzione di manodopera se si dà un “taglio” del 25 per cento al carico burocratico che oggi pesa sull’azienda.