Il maltempo dei giorni scorsi soprattutto nella zona a sud delle marche ha compromesso moltissime colture agricole. Oltre ai cereali e alla frutta hanno risentito negativamente le conseguenze del meteo anche gli ortaggi e le piantine da seme. Per quanto riguarda gli ortaggi coltivati nella Valdaso ovvero nella zona che separa le province di Ascoli e di Fermo la situazione ci è stata raccontata da Antonio Marconi: «La pioggia, ma soprattuato la grandine mista al vento forte ha gravemente compromesso il nostro lavoro».
Quali sono gli ortaggi che hanno subito i danni maggiori?
«Soprattutto i pomodori dove abbiamo avuto danni per il 100% ci ha detto Antonio Marconi che possiamo quantificare, per la nostra azienda in 600 quintali che non possono essere raccolti. Basti pensare che solo qualche giorno fa avevamo ipotizzato la raccolta nei primi giorni di luglio invece, poi, il maltempo ha rovinato tutto...».
Ci sono anche altri ortaggi?
«Oltre ai pomodori abbiamo subito danni anche per i peperoni. In questo caso dobbiamo verificare se al momento del raccolto il prodotto ha subito danni. Infatti se il peperone che raccogliamo ad esempio è storto non diventa più commercializzabile. Per quanto riguarda la frutta abbiamo perso circa mille piante di meloni che sono irrecuperabili».
Una stagione molto anomala per quanta riguarda il meteo?
«Io non ho mai ricordato una stagione simile. In passato ci sono state delle piogge e anche la grandine ma mai con questa intensità e violenza».
A pochi chilometri più a nord si contano i danni subiti, invece, per le piantine da seme. Ovvero, nella produzione di piantine che vengono poi piantate dagli agricoltori. Damiano Corvaro conta i danni nel Fermano: «In particolar modo le piantine della cipolla della cicoria e del finocchio».
Le associazioni di categoria in questi giorni stanno effettuando delle rilevazioni al fine di quantificare i danni ed in proposito la Cia ovvero la Confederazione italiana agricoltori di Ascoli e Fermo ci ha detto: «Stiamo raccogliendo le indicazioni che ci arrivano dagli agricoltori per poi inviarle alla Regione Marche, e per valutare se è il caso di chiedere lo stato di calamità naturale».
Vittorio Bellagamba