Durante la conferenza stampa di presentazione della VIII edizione della Giornata Mangiasano, organizzata anche quest’anno dalla Cia e dai Vas-Verdi ambiente e società -che si è tenuta a Roma il 16 maggio presso il Senato, con la partecipazione dei senatori Loredana De Petris e Dario Stefàno e del nostro vicepresidente Domenico Brugnoni- è stato rilevato che l’agricoltura italiana continua a perdere terreno, minacciata costantemente dall’avanzata del cemento che solo negli ultimi vent’anni ha divorato più di due milioni di ettari coltivati. Uno “scippo” di suolo agricolo che procede a ritmi vertiginosi: 11 ettari l’ora, quasi 2000 alla settimana e oltre 8000 al mese, calpestando quotidianamente paesaggio, tradizioni e qualità del cibo. Ma a rischiare più di tutti le conseguenze di questo “furto” sono gli oltre 5000 prodotti “tradizionali”, che sono la spina dorsale dell’agricoltura e dell’enogastronomia italiana, ma che non godono delle tutele proprie dei marchi di qualità. Tipico, d’altra parte, vuol dire sano e qualità: questo vale soprattutto per l’Italia che custodisce tra le pieghe del paesaggio rurale un patrimonio di sapori e tradizioni unici e inimitabili, ma soprattutto inscindibili dal territorio. Si tratta dei quei migliaia di prodotti agroalimentari tradizionali, che per volumi ed estensione territoriale non rientrano nei parametri delle Dop e delle Igp, ma che sono autentiche “calamite” per il turismo enogastronomico, un comparto che vale 5 miliardi l’anno. Eppure, di queste specialità della terra una su quattro è in via di estinzione, visto che attualmente è coltivata da non più di 10 aziende agricole che ne custodiscono la memoria. Il richiamo che con la Giornata Mangiasano si vuole dare è molto chiaro. La tipicità è l’aspetto più caratterizzante dell’agricoltura italiana, per cui il legame tra territorio e prodotto è fondamentale. Per questo mettere un freno alla cementificazione è un dovere non solo per fattori ambientali e paesaggistici, ma anche per motivi alimentari. Per tale ragione è urgente che il governo riprenda in mano il ddl “salva suolo”, lanciato dalla passata legislatura, ma poi rimasto nel cassetto, ancora prima di iniziare l’iter in Parlamento. Si tratta di un decreto di cui il nostro Paese e la nostra agricoltura hanno un estremo bisogno, per mettere un freno all’urbanizzazione selvaggia, ma anche per arginare i fenomeni della desertificazione, che oggi in Italia coinvolge il 21,3 per cento del territorio italiano e il 41,1 per cento delle regioni centro-meridionali del Paese. A tal proposito è opportuno ricordare la proposta di iniziativa popolare presentata dalla nostra Confederazione alla Camera dei Deputati nel giugno del 1994 con la raccolta di oltre 65 mila firme. Una proposta che, nonostante siano passati circa 20 anni, appare ancora estremamente attuale, soprattutto davanti ai recenti disastri provocati dal maltempo proprio a causa della mancata manutenzione del suolo, del degrado, della cementificazione selvaggia e abusiva, dell’incuria ambientale, dell’abbandono delle zone collinari e montane dove è venuto meno il fondamentale presidio dell’agricoltore.
VIII edizione della Giornata Mangiasano
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