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 Sottoscritto l’accordo   tra Bnl Gruppo Bnp Paribas e   Agriconfidi (confidi promosso dalla Cia). Attraverso un plafond dedicato pari a 10 milioni di euro, si  propone di affiancare imprenditori e addetti ai lavori nella gestione delle loro aziende, ma  anche di favorire sviluppo e investimenti in tutto il comparto agricolo.   L’accordo è un elemento estremamente positivo e rientra nella strategia avviata da  tempo dalla Cia con Agriconfidi. Obiettivo è quello di rendere sempre più forti le imprese  agricole nel rapporto con il mondo bancario, in modo da migliorare il più possibile,  rendendolo più agevole e tempestivo, l’accesso al credito.   L’intesa sottoscritta, che si sviluppa su tutto il territorio nazionale, rientra, dunque, in  tale logica ed è tesa a favorire l’agricoltura, soprattutto in un momento assai complesso e  delicato per l’economica del Paese che si ripercuote negativamente anche sui produttori  agricoli.
Sottoscritto l’accordo   tra Bnl Gruppo Bnp Paribas e   Agriconfidi (confidi promosso dalla Cia). Attraverso un plafond dedicato pari a 10 milioni di euro, si  propone di affiancare imprenditori e addetti ai lavori nella gestione delle loro aziende, ma  anche di favorire sviluppo e investimenti in tutto il comparto agricolo.   L’accordo è un elemento estremamente positivo e rientra nella strategia avviata da  tempo dalla Cia con Agriconfidi. Obiettivo è quello di rendere sempre più forti le imprese  agricole nel rapporto con il mondo bancario, in modo da migliorare il più possibile,  rendendolo più agevole e tempestivo, l’accesso al credito.   L’intesa sottoscritta, che si sviluppa su tutto il territorio nazionale, rientra, dunque, in  tale logica ed è tesa a favorire l’agricoltura, soprattutto in un momento assai complesso e  delicato per l’economica del Paese che si ripercuote negativamente anche sui produttori  agricoli. 
La partnership è stata sottoscritta da Luca Bonansea, responsabile Retail banking Bnl e Gianluca Lauria, responsabile Mercato Corporate della banca; per Agriconfidi, dal presidente, Antonio Belmonte e dall’amministratore delegato Giuseppe Alagia. “Questa iniziativa -ha affermato Luca Bonansea- conferma l’attenzione di Bnl al mondo agrario e, in generale, l’impegno della banca, che quest’anno compie un secolo di attività, al fianco dei settori produttivi del Paese, anche attraverso una rinnovata gamma di soluzioni, servizi e prodotti”. “L’accordo -ha dichiarato Gianluca Lauria- s’inserisce nell’ambito di una strategia, che punta a supportare un settore di eccellenza come quello agrario ed il suo indotto nel percorso di crescita e sviluppo, sia a livello nazionale sia nei mercati esteri. Per quest’ultimo aspetto, Bnl si avvale anche della presenza internazionale e dell’expertise di Bnp Paribas, gruppo attivo in circa 80 paesi nel mondo”. “La partnership con Bnl -ha affermato Antonio Belmonte- è un elemento estremamente positivo e rientra nella strategia avviata da tempo dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori con Agriconfidi. Obiettivo è quello di rendere sempre più forti le imprese agricole nel rapporto con il mondo bancario”. “Gli agricoltori, dovendo necessariamente ammodernare le strutture aziendali, diversificare i processi produttivi ed adeguarsi a nuove esigenze della domanda, hanno bisogno di risorse da investire. E questo -ha sostenuto Giuseppe Alagia- può venire solo da un diverso e più stretto rapporto tra aziende e banche. L’intesa sottoscritta, che si sviluppa su tutto il territorio nazionale, rientra, quindi, in tale logica ed è tesa a favorire l’agricoltura, soprattutto in una fase assai complessa della situazione economica del Paese che si ripercuote negativamente anche sui produttori agricoli”.
Agriconfidi nasce ad opera della Confederazione italiana agricoltori (Cia), una delle più grandi organizzazioni professionali agricole europee, che ha unificato i consorzi fidi regionali in un unico Confidi al servizio dell’organizzazione agricola. Ad oggi, le imprese iscritte alla Confederazione italiana agricoltori sono circa 900.000, con una presenza di oltre 700 sedi su tutto il territorio nazionale.
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Il 29 ottobre  sulla legge di stabilità,  c’è stata  l’audizione, presso le Commissioni Bilancio  di Palazzo Madama e di Montecitorio, delle rappresentanze del mondo agricolo. Tra i  temi centrali affrontati, quelli dell’Imu agricola, del cuneo fiscale e del regime di  determinazione del reddito per le società agricole.   Nel provvedimento varato nei giorni scorsi dal governo emerge che l’imposta sarà  applicata nel 2014 pure ai fabbricati rurali e ai terreni agricoli, fatte salve le zone  svantaggiate. Una posizione respinta da Agrinsieme, sostenendo  ancora una volta che   tale tassa è inammissibile perché,  colpisce i beni produttivi, nel momento in cui le imprese  cercano di impostare politiche di rilancio produttivo. Nel  2012, con l’introduzione dell’Imu, il settore agricolo ha sostenuto un aggravio superiore di  166 milioni di  euro a quello previsto dal governo e che, di conseguenza, per il 2014 deve essere liberato  di una parte della pressione fiscale   almeno per pari  importo.   Per questo motivo abbiamo espresso soddisfazione per la cancellazione della prima  rata del 2013 da parte del Parlamento. Adesso ci attendiamo che venga presa un’analoga  decisione per la seconda, come ha assicurato in più occasioni il governo. 
Per quanto riguarda, invece, il tributo sui servizi comunali (Trise) introdotto dal disegno di legge stabilità, Agrinsieme ha evidenziato che la Tasi (una delle due componenti del nuovo tributo) nella sua attuale formulazione verrebbe a colpire le aree edificabili, anche se oggetto di esercizio di attività agricola da parte di soggetti qualificati, quali i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, che al contrario dovrebbero essere escluse.
All’attenzione delle Commissioni Agrinsieme ha portato la riduzione degli oneri a carico delle imprese e che le eventuali deduzioni sulla base imponibile Irap di altri elementi che compongono il costo del lavoro, siano applicate anche ai rapporti di lavoro a tempo determinato stabili. Ossia, reiterati per più anni con lo stesso lavoratore,per almeno 101 giornate l’anno, come richiesto congiuntamente con i sindacati dei lavoratori negli avvisi comuni del 2009 e del 2012.
E’ stata, inoltre, sollevata la questione della tassazione delle società agricole, chiedendo che venga ripristinato il diritto di opzione per la determinazione del reddito su base catastale, abrogato dalla legge di stabilità 2013. Una disposizione introdotta dalla legge finanziaria 2007 con la finalità di dotare il settore agricolo di strutture di tipo societario per affrontare le sfide dello sviluppo e dell’internazionalizzazione, la cui abrogazione è in palese controtendenza con le attuali esigenze della nostra agricoltura.
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 In Europa, i rappresentanti dei 28 Stati membri  dell’Ue hanno avallato l’accordo politico, raggiunto dai negoziatori del Parlamento e del  Consiglio Ue, per attuare le misure transitorie che permetteranno di traghettare  l’agricoltura europea nel 2014, fino all’applicazione piena della riforma della Pac, il primo  gennaio 2015.   La norma di transizione,  permette  di garantire la continuità dei pagamenti che l’Ue versa agli agricoltori che rispettano gli  standard europei di qualità, tutela dell’ambiente, del territorio e benessere degli animali.    Il regolamento “ponte” anticipa anche - dal primo gennaio 2014 - alcuni elementi del  pacchetto di riforma della Pac. In particolare, la possibilità per i partner Ue di trasferire  fondi dalla produzione agricola verso lo sviluppo rurale e viceversa. Ma anche ridistribuire  verso i piccoli produttori la parte dei pagamenti Ue che verranno ridotti ai maggiori  beneficiari. Viene anticipato anche l’impegno previsto per i giovani agricoltori. Garantita  anche la continuità nella programmazione dei progetti di sviluppo rurale.
In Europa, i rappresentanti dei 28 Stati membri  dell’Ue hanno avallato l’accordo politico, raggiunto dai negoziatori del Parlamento e del  Consiglio Ue, per attuare le misure transitorie che permetteranno di traghettare  l’agricoltura europea nel 2014, fino all’applicazione piena della riforma della Pac, il primo  gennaio 2015.   La norma di transizione,  permette  di garantire la continuità dei pagamenti che l’Ue versa agli agricoltori che rispettano gli  standard europei di qualità, tutela dell’ambiente, del territorio e benessere degli animali.    Il regolamento “ponte” anticipa anche - dal primo gennaio 2014 - alcuni elementi del  pacchetto di riforma della Pac. In particolare, la possibilità per i partner Ue di trasferire  fondi dalla produzione agricola verso lo sviluppo rurale e viceversa. Ma anche ridistribuire  verso i piccoli produttori la parte dei pagamenti Ue che verranno ridotti ai maggiori  beneficiari. Viene anticipato anche l’impegno previsto per i giovani agricoltori. Garantita  anche la continuità nella programmazione dei progetti di sviluppo rurale. 
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 Gasolio serre: chiusa la procedura d’infrazione  Ue sull’esenzione dall’accisa. Ora vanno rese operative le agevolazioni  previste dal dl “Del Fare” La positiva chiusura del contenzioso con la Commissione Ue sull’esenzione  dall’accisa per il gasolio utilizzato per il riscaldamento delle serre è una notizia importante  che conferma la validità delle nostre scelte e chiude una vicenda annosa apertasi nel  2009, quando da Bruxelles era stata avviata una procedura d’infrazione nei confronti  dell’Italia. Una decisione a cui deve far seguito in tempi brevi la predisposizione del  decreto operativo da parte del ministero delle Politiche agricole, di concerto con quello  dell’Economia, per rendere finalmente concrete le agevolazioni, sempre per le coltivazioni  sotto serra, previste dal decreto legge “Del Fare” approvato nel giugno scorso. Lo sostiene  Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane  del settore agroalimentare, preoccupato per le difficoltà e il disorientamento che sta  creando fra gli agricoltori, ma anche nelle amministrazioni interessate, la mancata  emanazione del provvedimento. Agrinsieme ricorda che nelle settimane scorse, attraverso una lettera, ha sollecitato  il ministero a procedere alla predisposizione del decreto, evidenziando che l’agevolazione  sull’accisa per il gasolio (un’aliquota pari a 25 euro per mille litri) venga applicata a partire  dal primo agosto scorso, come previsto dalla legge “Del Fare”. Solo così si renderebbe  efficace una legge tesa a contribuire a ridurre i pesanti costi di un comparto in grave  difficoltà.
Gasolio serre: chiusa la procedura d’infrazione  Ue sull’esenzione dall’accisa. Ora vanno rese operative le agevolazioni  previste dal dl “Del Fare” La positiva chiusura del contenzioso con la Commissione Ue sull’esenzione  dall’accisa per il gasolio utilizzato per il riscaldamento delle serre è una notizia importante  che conferma la validità delle nostre scelte e chiude una vicenda annosa apertasi nel  2009, quando da Bruxelles era stata avviata una procedura d’infrazione nei confronti  dell’Italia. Una decisione a cui deve far seguito in tempi brevi la predisposizione del  decreto operativo da parte del ministero delle Politiche agricole, di concerto con quello  dell’Economia, per rendere finalmente concrete le agevolazioni, sempre per le coltivazioni  sotto serra, previste dal decreto legge “Del Fare” approvato nel giugno scorso. Lo sostiene  Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane  del settore agroalimentare, preoccupato per le difficoltà e il disorientamento che sta  creando fra gli agricoltori, ma anche nelle amministrazioni interessate, la mancata  emanazione del provvedimento. Agrinsieme ricorda che nelle settimane scorse, attraverso una lettera, ha sollecitato  il ministero a procedere alla predisposizione del decreto, evidenziando che l’agevolazione  sull’accisa per il gasolio (un’aliquota pari a 25 euro per mille litri) venga applicata a partire  dal primo agosto scorso, come previsto dalla legge “Del Fare”. Solo così si renderebbe  efficace una legge tesa a contribuire a ridurre i pesanti costi di un comparto in grave  difficoltà.
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 La Cia e la sua associazione per l’agricoltura biologica, Anabio,  hanno promosso l’iniziativa “Nutrire il suolo per nutrire il Pianeta”, illustrata il 28 ottobre  in una conferenza stampa e approfondita in un convegno, il 31 ottobre, in Molise, presso  l’azienda biodinamica “Fattoria di Vaira” (Termoli).   Nei due incontri si è sostenuto che per arginare il fenomeno della desertificazione,  che ogni anno erode oltre 10 milioni di ettari di terra arabile, servono più animali nelle  campagne allevati in modo sostenibile. In Italia, possono nascere almeno 15 mila “allevamenti bio” entro il 2020, incentivati da una domanda sempre crescente dei  consumatori che aumentano in percentuali “a doppia cifra” di anno in anno.   D’altra parte, la stessa natura -è stato affermato- smonta da sola il paradigma che  indica gli allevamenti quali forti responsabili dell’innalzamento delle emissioni di CO2. Al  contrario, la zootecnia, praticata in modo sostenibile, contribuisce all’abbattimento dei  volumi di anidride carbonica e favorisce la produttività della terra. A supporto di questa tesi  c’è anche un recente rapporto della Fao, che si concentra sullo specifico e indica  nell’allevamento biologico o biodinamico la possibilità di abbattimento del 30 per cento  dell’emissione di gas serra.
La Cia e la sua associazione per l’agricoltura biologica, Anabio,  hanno promosso l’iniziativa “Nutrire il suolo per nutrire il Pianeta”, illustrata il 28 ottobre  in una conferenza stampa e approfondita in un convegno, il 31 ottobre, in Molise, presso  l’azienda biodinamica “Fattoria di Vaira” (Termoli).   Nei due incontri si è sostenuto che per arginare il fenomeno della desertificazione,  che ogni anno erode oltre 10 milioni di ettari di terra arabile, servono più animali nelle  campagne allevati in modo sostenibile. In Italia, possono nascere almeno 15 mila “allevamenti bio” entro il 2020, incentivati da una domanda sempre crescente dei  consumatori che aumentano in percentuali “a doppia cifra” di anno in anno.   D’altra parte, la stessa natura -è stato affermato- smonta da sola il paradigma che  indica gli allevamenti quali forti responsabili dell’innalzamento delle emissioni di CO2. Al  contrario, la zootecnia, praticata in modo sostenibile, contribuisce all’abbattimento dei  volumi di anidride carbonica e favorisce la produttività della terra. A supporto di questa tesi  c’è anche un recente rapporto della Fao, che si concentra sullo specifico e indica  nell’allevamento biologico o biodinamico la possibilità di abbattimento del 30 per cento  dell’emissione di gas serra.
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