Si riporta il comunicato stampa Congiunto tra CIA, Copagri e Confagricoltura dopo l'assemblea Regionale aperta del 07/12/2010.
Giudicando positivo l’esito della seduta dell’Assemblea Legislativa delle Marche straordinaria dedicata alla crisi agricola Cia Confagricoltura e Copagri chiedono un ulteriore passo avanti per facilitare quella rete tra istituzioni imprese e Agea che ha consentito di affrontare con dignità il delicato passaggio economico vissuto dal settore primario“Un incontro decisamente positivo che può aprire prospettive nuove all’agricoltura in cerca di risposte sempre più concrete per superare la crisi che la sta attanagliando ormai da tempo. Ora bisogna continuare a porre le basi perché queste risposte siano sempre più appropriate al settore primario”. Insomma passi importanti sono stati fatti anche dalle istituzioni ma non bastano, non ci si può fermare sembra indicare il presidente della Cia Marche Nevio Lavagnoli - riassumendo anche il pensiero della altre associazioni presenti in aula, Copagri e Confagricoltura rappresentate rispettivamente dai presidenti Emilio Landi e Giancarlo Ceccaroni Cambi Voglia – commentando la seduta straordinaria dell’Assemblea Legislativa delle Marche dedicata alla crisi del settore agricolo. “Ora vanno rifinanziati i servizi alle imprese. Di fronte alla crisi chi accompagna le aziende agricole nel percorso di ricezione dei benefici previsti?” si chiede Lavagnoli. Del resto Bruxelles ha già “premiato” le Marche in fatto di Piano di Sviluppo Rurale “La Regione Marche ha speso sul Psr il 32,17% e risulta così essere la prima per avanzamento della spesa in Italia. Al di là delle scelte di merito compiute in sede locale, l’Unione Europea ha apprezzato gli standard marchigiani” dice ancora Lavagnoli che spiega ancora: “Le organizzazioni hanno fatto da propellente nell’affrontare la crisi, spingendo ad esempio la Regione ad effettuare verifiche continue con Agea”. E proprio questo patto, questa rete organizzata sul territorio tra associazioni istituzioni ed Agea, ha determinato quella “resistenza alla crisi che altrimenti avrebbe letteralmente sfondato sul territorio”. Ora il passo in avanti chiesto dalle associazioni agricole: ovvero il rifinanziamento dei servizi alle imprese “per rafforzare il piccolo modello marchigiano che sta dando notevole prova di solidità anche in momenti assai delicati come quelli che i nostri campi e i nostri agricoltori stanno attraversando e vivendo” conclude Lavagnoli.
Resoconto Assemblea Regionale Aperta del 07/12/2010
La Commissione Europea ha adottato il "pacchetto qualità" sui prodotti agricoli europei, che rafforza i regimi Dop Igp, Stg, permette la creazione di nuove indicazioni e introduce l'etichetta d'origine. Con il "pacchetto qualità" adottato oggi la Commissione Europea mette insieme per la prima volta tutti gli aspetti legati alla qualità dei prodotti agricoli europei, dai regimi di certificazione alle indicazioni che conferiscono valore aggiunto alle proprietà dei prodotti alle norme di commercializzazione. Per garantire la qualità ai consumatori e un prezzo equo agli agricoltori.Il presidente della CIA Provinciale Sandroni condivide il pensiero di Dacian Ciolos, commissario per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale il quale vede nella diversità la forza della produzione agricola europea e sostiene che gli agricoltori, che avvertono la pressione della crisi economica e della concentrazione del potere contrattuale nel settore della distribuzione, hanno bisogno di strumenti che consentano di comunicare ai consumatori le qualità dei propri prodotti.
Il pacchetto qualità comprende:
- una proposta di nuovo regolamento sui regimi di qualità dei prodotti agricoli, che conferisce coerenza e chiarezza ai regimi dell'UE, prevede il rafforzamento del regime di riferimento per le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette (Dop e Igp), la revisione del regime per le specialità tradizionali garantite (Stg) e la definizione di un nuovo contesto per la creazione di indicazioni facoltative di qualità che forniscano ai consumatori informazioni sempre più richieste, come "allevati all'aperto" e "prima spremitura a freddo";
- una proposta che semplifica l'adozione, da parte della Commissione, di norme di commercializzazione, inclusa la competenza di estendere l'obbligo dell'indicazione in etichetta del luogo di produzione, in funzione delle specificità di ciascun settore agricolo;
- nuovi orientamenti sulle buone pratiche applicabili ai sistemi di certificazione volontaria e all'etichettatura dei prodotti che utilizzano indicazioni geografiche come ingredienti.
Immediato il commento del presidente della Cia nazionale Politi : «Bene l'etichetta d'origine per tutti i prodotti e un maggior rafforzamento dei regimi per Dop, Igp e Stg. Però, da parte di Bruxelles ci si aspettava più coraggio e maggior decisione al fine di un'effettiva tutela delle produzioni e del lavoro degli agricoltori che tanto hanno investito in qualità e sicurezza alimentare».
«L'etichetta d'origine - avverte la Cia - è una misura molto importante, però è necessario che la provenienza della materia prima venga indicata in modo molto trasparente per tutti i prodotti trasformati. In questo modo si difende l'attività dei produttori e si valorizza il loro impegno qualitativo. Da sempre la Cia è convinta sostenitrice che le Dop e le Igp siano le più importanti strategie di qualità regolamentata: sono le autostrade della qualità legata al territorio. Ma nello stesso tempo è altrettanto convinta che esse da sole non siano sufficienti per coprire la vasta gamma dei prodotti legati alla tipicità ed alla tradizionalità. Ci sono anche le produzioni biologiche, che hanno un grande valore per i consumatori attenti alla qualità salutistica ed alla salvaguardia dell'ambiente, ma anche con queste non si copre l'intera gamma delle opportunità».
Nei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri ha approvato l'atteso decreto legislativo sulle fonti energetiche rinnovabili, con le nuove regole per il settore agricolo. Questo decreto che recepisce la direttiva comunitaria 2009/28 sulla promozione delle energie rinnovabili, riesamina il sistemi di incentivi per le diverse fonti rinnovabili e fissa dei paletti che puntano a conciliare la crescita degli investimenti nel settore con l'esigenza di evitare speculazioni che contrappongano la produzione di cibo a quella di energia. Con questo decreto, in particolare, gli impianti fotovoltaici non potranno pin superare il limite di 1 megawatt e dovranno comunque avere una dimensione massima proporzionale alla superficie aziendale posseduta.In pratica, per istallare un MW si dovrà disporre di una superficie minima di 20 ettari. Al massimo si potrà dedicare al fotovoltaico il 10% della superficie agricola a disposizione.Di fatto, Il nuovo provvedimento da una sterzata rispetto al dilagare di impianti di fotovoltaico sui terreni che aveva fatto storcere il naso a molti operatori agricoli.
Così commenta il presidente della CIA – Sandroni- : Basta sottrazione di terreni produttivi, basta alla azione speculativa di operatori estranei al mondo agricolo, disposti a pagare cifre esorbitanti per terreni e materia prima, mettendo in difficoltà la tradizionale attività agricola, speculatori che sottraggono campi fertili facendo impennare i prezzi per l'acquisto e l'affitto dei terreni. Si invece agli incentivi statali, ma solo se sono a sostegno di impianti medio piccoli che affianchino l'attività agricola.
l decreto legislativo che recepisce la nuova direttiva comunitaria sui rifiuti, è fortemente penalizzante per le imprese agricole soprattutto per gli onerosi adempimenti richiesti per lo smaltimento. Due, secondo il presidente della CIA Massimo Sandroni , i punti critici: il mancato chiarimento dell’esonero dei piccoli produttori agricoli dall’obbligo di iscrizione al Sistri, il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti che prossimamente diverrà operativo; l’obbligo generalizzato, per tutti i produttori che trasportano i propri rifiuti per conferirli all’impianto di smaltimento, della iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali. In realtà l’esonero per i piccoli produttori agricoli è già presente nel decreto istitutivo del Sistri, ma è formulato in maniera talmente imprecisa da ingenerare inevitabilmente problemi in fase di applicazione. Quanto all’obbligo di iscrizione all’Albo, il ministero dell’Ambiente ha semplicemente disatteso le prescrizioni comunitarie, le quali prevedono l’iscrizione solo per i produttori che fanno trasporto in maniera professionale; formulazione chiarita ulteriormente dalla Corte di Giustizia Ue con una apposita sentenza, che, evidentemente, il dicastero rifiuta di conoscere.In merito ai sottoprodotti, invece, lo schema di decreto legislativo in discussione riprende integralmente le formulazioni della direttiva comunitaria. La Cia auspica, a tale proposito, che questa nuova formulazione della normativa chiarisca definitivamente la collocazione delle biomasse che residuano dai cicli produttivi agricoli, zootecnici e forestali, nell’area dei non rifiuti, e, quindi, dei sottoprodotti, e vengano del tutto riassorbite le problematiche che in questi anni hanno impedito un pieno utilizzo di tali biomasse a fini agronomici o di produzione di energia.
Il presidente infine sottolinea l’importanza di mantenere vivo l'interesse sulla tematica dei rifiuti agricoli e apprezza l’impegno del sindaco D'Erasmo che ha coordinato un apposito convegno presso la Sala Rossa del Comune di Ripatransone invitando sia le OO.PP agricole che gli agricoltori.
Ci risiamo. La relazione della corte dei Conti europea sull’esecuzione del bilancio 2009, pubblicata la scorsa settimana, rilancia un problema emerso fin dai primi anni di applicazione del disaccoppiamento, vale a dire la non sempre felice destinazione finale degli aiuti agricoli europei che, sganciati definitivamente dalla produzione, molte volte finiscono per perdere qualsiasi legame anche con l' attività agricola stessa.Una questione molto sentita dal mondo agricolo e che si appresta a tornare d'attualità nell'ambito del negoziato per Ia nuova riforma che dovrà riscrivere le regole della PAC post 2013. Gia nel documento comune presentato nelle scorse settimane dalle associazioni agricole italiane (Confagricoltura, Cia e Copagri) era stato richiesto di destinare gli aiuti Ue solo ai «veri» agricoltori. La magistratura contabile europea ha, ad esempio, constatato un pagamento eseguito a favore di una SRL di proprietà di un'amministrazione locale, che ha presentato una domanda di aiuto per più di 530 ettari di terreni destinati a prato - pascolo. Quello citato è solo uno dei molti esempi che evidenziano richieste di contributi in assenza di un legame con l’attività agricola. La Commissione però ritiene che non è richiesta alcuna attivita agricola specifica, ma è sufficiente che l'agricoltore rispetti le buone condizioni agronomiche ed aggiunge che la UE lascia ai singoli Stati membri la possibilità di stabilire adeguati criteri oggettivi e non discriminatori per garantire che non siano concessi pagamenti diretti a una persona fisica o giuridica le cui attività agricole siano irrilevanti rispetto alle attività economiche globali. Purtroppo il nostro Stato ha ritenuto troppo complicato individuare un criterio (iscrizione all'Inps, partita Iva o altro) in grado di accontentare tutti e assicurare una efficiente allocazione degli aiuti Ue.Il presidente Massimo Sandroni in merito a questo aspetto si interroga se non sia il caso come richiesto dal presidente Nazionale alla UE di giustificare l'erogazione dei pagamenti diretti non solo per il mantenimento dei terreni agricoli in buone condizioni agronomiche e ambientali ma di reintrodurre un legame con la produzione agricola.
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