Superare le visioni univoche e aprirsi a un approccio di filiera dove ogni organizzazione si confronta con le diverse sfaccettature della realtà produttiva del settore. Con questo spirito costruttivo la filiera vitivinicola italiana -rappresentata da Cia, Confagricoltura, Alleanza delle cooperative, Federvini, Unione italiana vini, Federdoc e Assoenologi- ha affrontato, in un convegno "ad hoc" che si è tenuto nello stand del Mipaaf al Vinitaly, le principali problematiche del settore. A cominciare dal sistema di autorizzazione agli impianti vitati, su cui è necessario avviare la discussione, alle esigenze di investimento e alle azioni di marketing, che acquistano una valenza fortemente rilevante in termini di occupazione, reddito, attrazione e accessibilità dei territori interessati. Dal contributo che il settore ha dato alla discussione della sostenibilità in agricoltura, alla manifestazione della necessità di maggiore aggregazione, di prodotto e di soggetti, e di politiche che la favoriscano. "C'è bisogno -hanno ribadito a Verona le sette sigle- di una visione lungimirante e di una valutazione delle misure che sia concertata e approfondita. Occorre programmare per tempo le politiche di settore ed essere più attivi nelle decisioni, guardando alle esigenze specifiche delle aziende". In questo senso, per esempio, il Testo Unico della Vite e del Vino, a cui si è arrivati dopo mesi di confronto tra le sigle della filiera, rappresenta un risultato straordinario riordinando, semplificando e innovando il quadro normativo che disciplina l'attività nel settore con l'obiettivo di stimolare la competitività delle imprese vitivinicole.