La Cia dice no: si introducono restrizioni a decisioni già prese. La Conferenza Stato-Regioniha dato il via libera al Decreto Ministeriale di applicazione dei pagamenti diretti Pac per il   2015. Il decreto doveva definire le norme applicative di quanto deciso dall’Italia e notificato   a Bruxelles il 1° agosto 2014. Ma in realtà su due aspetti fondamentali va al di là di questo   e introduce in modo retroattivo delle forti restrizioni alle decisioni prese lo scorso anno. Per   la Confederazione, infatti, sui premi accoppiati per il latte introduce il criterio secondo cui il   pagamento accoppiato è destinato solo “ai produttori per i capi appartenenti ad   allevamenti iscritti ai libri genealogici o nel Registro anagrafico e sottoposti ai controlli funzionali, che partoriscono nell’anno...”. Si tratta di una restrizione inaccettabile che penalizza soprattutto gli allevamenti di montagna, andando tra l’altro contro la logica dei regolamenti europei sui pagamenti accoppiati, che è quella di sostenere settori in difficoltà.  L’altra restrizione retroattiva riguarda “l’agricoltore attivo”: il DM prevede che tutte le partite   Iva attivate “in campo agricolo” dopo il 1° agosto 2014 devono dimostrare di rispettare le   condizioni dell’art.13 del Regolamento Ue 639/2014, cioè che l’attività agricola “non sia   insignificante”. Questa nuova versione modifica in modo significativo i deliberati precedenti   e crea pesanti oneri burocratici, perché comporta, per gli agricoltori che ricadono in questa   condizione, la verifica dei redditi agricoli ed extra agricoli. Peraltro, i criteri per definire che   l’attività agricola sia “insignificante” non sono del tutto definiti dai regolamenti comunitari e   quindi permangono margini di incertezza. La Cia si oppone fortemente a queste misure e   ha avviato una verifica, anche in ambito Agrinsieme, per analizzare la possibilità di un   ricorso in sede comunitaria.