I feromoni nella difesa integrata delle colture in italia
La confusione sessuale e più in generale i sistemi di inibizione degli accoppiamenti non sono più considerati in alternativa agli insetticidi, ma come una delle soluzioni da preferire per soddisfare i “principi generali di difesa integrata”, elencati nell’Allegato III della Direttiva 128/ 2009/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, recepita con il DL n. 150 del 14/8/2012 e applicati dal gennaio 2014 nell’ambito del Piano d’Azione Nazionale (PAN). Tra le problematiche aperte relative a questo metodo si ricorda che il minor numero di trattamenti insetticidi può favorire la comparsa o l’aumento delle popolazioni di fitofagi secondari non più controllati; che l’opportunità di avere diffusori multispecie con diverse miscele di componenti pone la necessità di trovare materiali che garantiscano un rilascio costante per tutta la stagione e in tutti gli ambienti; che disporre di erogatori biodegradabili e compostabili risolverebbe il problema dello smaltimento a fine stagione. L’obbligo, nell’ambito del processo di revisione europea, di preparare anche per i feromoni da utilizzare nella lotta diretta agli insetti, un dossier simile a quello richiesto per gli altri prodotti fitosanitari, costituisce un limite allo sviluppo di queste metodologie.
Efficacia agronomica di false semine in sistemi colturali di tipo biologico
L’evidenza di una difficile sostenibilità malerbologica in sistemi colturali di tipo biologico ha stimolato la necessità di implementare lo studio dei mezzi di lotta che possano supplire alla rinuncia dell’uso di erbicidi convenzionali. In questo ambito, si è ritenuto opportuno studiare le potenzialità agronomiche di “false semine” mirate all’impoverimento dello stock dei semi presenti nel suolo. In un agroecosistema toscano situato in Valtiberina (da oltre un trentennio gestito in “biologico”), sono state testate alcune lavorazioni (fresatura, estirpatura e erpicatura rotativa) mirate sia alla distruzione della flora infestante emersa che allo stimolo di nuove emergenze dovute all’arieggiamento degli orizzonti più superficiali del suolo. I 4-5 interventi effettuati sono stati in grado di ridurre a circa la metà o persino ad 1/3 l’intera banca seme presente (0-30 cm) in funzione della tipologia di intervento. Tuttavia, il migliore risultato agronomico si è verificato nell’orizzonte più superficiale (0-15 cm) dal momento che è questo lo strato maggiormente sottoposto all’azione fisica degli interventi. Le specie maggiormente “depauperate” sono state il Lolium multiflorum e la Sinapis arvensis dal momento che queste specie hanno una scarsa dormienza dei semi. I periodi di maggiore tasso di emergenza sono risultati strettamente legati alle esigenze termiche di ogni specie evidenziando così i rispettivi periodi di maggiore suscettibilità a germinare. In termini comparativi i risultati migliori sono stati quelli di erpice rotativo e della fresa anche se in questo ultimo caso il problema è legato alle sue spiccate esigenze di “tempera” del suolo. Per contro, in termini di gestione delle malerbe perenni l’estirpatura è risultata l’operazione in grado di gestire al meglio le chiazze di Convolvulus arvensis e Cirsium arvense. Ne consegue che la sequenza di interventi di erpicatura rotativa ed estirpatura appaiono in sintesi la strategia più opportuna per una gestione preventiva dell’infestazione “incombente” presente nel suolo.
Applicazione del modello previsionale per peronospora della vite (dowgrapri) nel contesto dell’agricoltura biologica e della produzione integrata
Dopo anni di validazione del modello previsionale per peronospora della vite (Dowgrapri Downy mildew Grapevine Primary Infections), la sua applicazione in campo nel 2014 e 2015 ha fornito numerosi spunti di riflessione. Le indicazioni previsionali circa le possibili piogge infettanti, finalizzate all’esecuzione di interventi preventivi, assumono un’importanza strategica per l’impostazione di corretti piani di difesa. Tale aspetto risulta quanto mai fondamentale nelle aziende in regime di agricoltura biologica, che non dispongono di molecole ad azione retroattiva. In entrambe le stagioni, applicando il modello, si è saggiata una linea con l’impiego di prodotti rameici e una incentrata su prodotti di sintesi (dimetomorph). Rispetto alle tesi aziendali è stato possibile ottenere una riduzione del numero degli interventi del 30-35% con rameici e del 40-45% con dimetomorph, mantenendo un livello di attacco di peronospora equivalente.
Controllo della distribuzione di esche proteiche (spintor fly®) per la lotta adulticida ai ditteri
Gli adempimenti legislativi introdotti dal D.lgs 150/2012, richiedono approcci gestionali innovativi della difesa fitosanitaria. In tal senso, le innovazioni tecnologiche assimilabili all’agricoltura di precisione (AP) sono in grado di fornire soluzioni ottimali nell’ottica di realizzare pratiche agricole sostenibili. Sulla base di tali premesse, è stato realizzato un progetto che ha visto la collaborazione di tecnici dell’azienda Dow AgroSciences con l’unità di ricerca dei biosistemi agro-forestali (Università degli studi di Firenze), per lo sviluppo di una macchina irroratrice, assimilabile ad una tecnologia AP, in grado di ottimizzare la distribuzione di esche proteiche a base di Spinosad (Spintor Fly®). La peculiarità della macchina consiste nel controllo automatico della erogazione per mezzo di un’elettronica open source basata sulla piattaforma Arduino. La sperimentazione, è stata condotta su appezzamenti di ciliegio nella zona di Vignola (Mo), nell’ambito delle verifiche di validità del prodotto per la lotta adulticida alla Ragholetis cerasi. I risultati ottenuti rivelano l’elevata efficacia del prodotto Spintor-Fly per il controllo della mosca del ciliegio e l’affidabilità del prototipo di irroratrice
Lotta contro la peronospora della vite con prodotti ammessi in viticoltura biologica
In due differenti areali piemontesi, si è valutata l’efficacia di rame idrossido impiegato a dose piena e dimezzata, quest’ultima anche abbinata a prodotti riconducibili ad induttori di resistenza e corroboranti (alcuni di questi impiegati anche da soli), con l’obiettivo di ridurre, talvolta anche sensibilmente, la quantità di rame metallo distribuita in vigneto. In entrambi i campi sperimentali la malattia si è sviluppata gradualmente, soprattutto in stagione avanzata quando, tra luglio e agosto, ha colonizzato in maniera importante l’apparato fogliare del testimone, consentendo una buona valutazione dei prodotti impiegati. Le maggiori differenze si sono ottenute nella prova su Chardonnay, dove la pressione infettiva è risultata un poco più elevata. Ne è scaturita la buona affidabilità del rame distribuito a dose piena a cui si sono adeguati statisticamente uno dei due gluconati di rame e il gluconato di rame + alghe. La medesima efficacia è risultata per tutte le miscele di rame a mezza dose con i vari induttori di resistenza. Si sono distaccati negativamente il rame da solo applicato a mezzo dosaggio, uno dei due gluconati di rame e l’alginato di rame carbossilato. Insufficiente invece il risultato offerto da entrambe le tesi a base di estratti vegetali e propoli che invece, in miscela col rame, avevano fornito buoni risultati.
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