Dal 2013 i Comuni non avrebbero più la facoltà di intervenire sull'aliquota Imu per i fab­bricati rurali ad uso strumentale, fissata allo 0,2%, riducendola sino allo 0,1%. A sostenerlo è  il Ministero dell'Econo­mia, in una risoluzione del 28 marzo, sulla base di alcune novità intro­dotte dalla legge di stabilità 2013. In  un comunica­to congiunto  Cia e Confagricoltura  contestano questa interpretazione in quanto il ben noto decreto "Salva Italia" (DI. n. 201 /2011), ave­va stabilito, tra i vari aspetti, che "c) aliquota per i fabbricati rurali stru­mentali: 0,2%, con la possibilità per cia­scun Comune di ridurla fino allo 0,1%". Chi scrive sottolinea che l'interpreta­zione delle finanze è del tutto arbitraria, poiché la legge di stabilità non ha in al­cun modo modificato, né direttamente né indirettamente, la possibilità per i Co­muni di applicare l'aliquota Imu dello 0,1% ai fabbricati rurali strumentali, infatti, il comma c dell'art. 13, del decreto salva Italia, risulta del tutto vigente. La richiesta che Cia e Confagricoltura hanno rivolto al ministro dell'Economia è quella di un «intervento urgente, volto a fare chiarezza sull'applicazione della norma speciale che prevede la riduzione dell'aliquota fino allo 0,1% per tutti i fab­bricati rurali strumentali, onde evitare ingiustificate discriminazioni».