
L'ìtalia agricola ha bisogno di una nuova strategia condivisa e di ampio respiro. E’ sempre più indispensabile portare avanti una strategia tesa a sviluppare ricerca e innovazione, a favorire l’ingresso dei giovani e l’aggregazione fondiaria, a rendere efficienti i mercati, a sostenere la competitività, a ridurre i costi di produzione e a semplificare i rapporti tra imprese e Pubblica amministrazione. E’ ormai giunto il momento di cambiare. Se si vuole puntare alla crescita delle aziende è indispensabile accelerare la marcia. E proprio su questo tema focalizza l’attenzione la VI Conferenza economica di Lecce che quest’anno ha come slogan “Far crescere l’agricoltura per far crescere l’Italia”. Un appuntamento divenuto ormai tradizionale per discutere con i rappresentanti delle istituzioni e del mondo produttivo la situazione dell’agricoltura, i problemi contingenti e le prospettive future del settore. La Conferenza economica di Lecce -come abbiamo volte sottolineato in questi giorni- ha l’obiettivo di approfondire i forti legami tra la crescita del settore primario e dell’economica complessiva. Non solo perché le imprese agricole generano un indotto rilevante in termini di Prodotto interno lordo, ma anche perché l’agricoltura di qualità e multifunzionale richiede occupazione, favorisce lo sviluppo diffuso e armonioso dei territori, contribuisce in modo determinante a sostenere le grandi sfide ambientali che ci incalzano in questo inizio di millennio. Non a caso, da tempo insistiamo sull’esigenza che governo e forze politiche devono affrontare, nelle sedi più opportune, i problemi del settore primario. E’ in ballo il futuro di oltre due milioni di famiglie che vivono di agricoltura. Dalla zootecnia al vino, dall’olio ai cereali, dall’ortofrutta al florovivaismo, alle colture industriali. Sono questioni che richiedono soluzioni immediate per salvare un patrimonio, quello agricolo, che è alla base dei successi del “made in Italy” agroalimentare all’estero. Per crescere l’agricoltura ha, dunque, necessità di un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni. Ma quest’anno si celebrano anche i cinquant’anni della Pac, alla vigilia di una nuova grande riforma, quella post 2013, che pone non pochi problemi agli agricoltori. Riforma che inciderà molto sul futuro del mondo agricolo italiano. D’altra parte, in tutti questi anni la Pac ha garantito la sicurezza negli approvvigionamenti, l’ammodernamento delle strutture, sostegno allo sviluppo economico complessivo. La riforma, oggi in discussione, deve andare oltre questi obiettivi e assicurare competitività, innovazione e valorizzazione delle risorse naturali. Insomma, occorre favorire il riequilibrio nei redditi e nelle condizioni di vita degli agricoltori con le altre categorie imprenditoriali e tra i vari territori dell’Unione europea. Per quanto riguarda la riforma della Pac 2014-2020, riaffermiamo che essa deve avere precise priorità: efficienza del mercato, rafforzamento delle organizzazioni di produttori, diffusione dell’economia contrattuale, misure per favorire il ricambio generazionale, sostegno degli strumenti (assicurazioni e fondi di mutualità) per contenere gli effetti della volatilità dei prezzi e delle crisi di mercato. Ad oggi, però, la proposta formulata dalla Commissione Ue non ci soddisfa affatto. C’è bisogno di correzioni proprio per garantire un futuro di certezze agli agricoltori. Per questa ragione, al commissario europeo all’Agricoltura abbiamo sollecitato un confronto sereno e responsabile sulla riforma Pac post 2013, proprio per garantire un futuro di equità e sviluppo all’agricoltura europea.Comunque, la futura politica agricola comune dovrà assolutamente porre al centro l’agricoltura e le imprese agricole. Il sostegno pubblico dovrà essere destinato agli agricoltori professionali e alle aziende che operano nel mercato dei prodotti e del lavoro. Vogliamo sostenere gli imprenditori agricoli, non i percettori di rendite fondiarie e parassitarie. Ecco perché insistiamo affinché, nel complesso negoziato comunitario sulla Pac 2014-2020, ci sia una posizione autorevole dell’intero governo in grado di far valere le ragioni dei nostri agricoltori. Una posizione del “sistema Paese”. E’ in gioco la sopravvivenza di centinaia di migliaia di imprese che rappresentano un rappresentano un patrimonio inestimabile per l’apparato economico e per l’intera società italiana.