 Pronta la proposta per il «conto energia termico». Lo scorso 6 ottobre è arrivato sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico il testo che delinea un nuovo sistema di incentivi per la termica da biomasse legnose (legna, cippato, pellet): si tratta di un documento condiviso da un gruppo guidato da Aiel-Cia e Agroenergia-Confagricoltura, che include anche Itabia, Fiper (teleriscaldamento) e le associazioni ambientaliste Legambiente e Amici della Terra. «In un momento in cui c'è grande attesa per i decreti attuativi sui nuovi incentivi per elettrica e termica, il mondo delle rinnovabili si presenta frantumato — osserva Marino Berton, presidente di Aiel Cia —. Con questo documento, invece, il segmento delle agroenergie fa quadrato. Passando dall'attuale meccanismo di detrazioni fiscali a un sistema di incentivi strutturato sul modello del conto energia, come quello proposto, lo scenario potrà cambiare per la termica, favorendo il raggiungimento degli obiettivi Ue al 2020 per le rinnovabili, dove il calore ha un ruolo centrale. È questa la strada che abbiamo indicato, puntando su criteri di efficienza e sostenibilità». Nel dettaglio, la proposta presentata si articola su tre tipologie di incentivi, che variano a seconda degli impianti considerati. Nel caso di apparecchi domestici, come stufe (anche a pellet) e caminetti, si prevede un «conto energia» semplificato che contabilizza in modo forfettario il calore generata. E che premia la produzione con 2,31 centesimi di euro per kWh termico per una durata di 5 anni, prevedendo requisiti di alta efficienza, basse emissioni e la manutenzione obbligatoria. Per le caldaie con una potenza inferiore ai 500 kW termici si propone invece una «tariffa» incentivante di 3 centesimi per kWh con una durata di 10 anni. In questo caso, l'impianto dovrà essere certificato (da un organismo accreditato) così come la materia prima utilizzata. Viene inoltre fissata una soglia massima di 1.300 ore incentivabili, ponendo come condizione l'effettivo utilizzo dell'energia termica prodotta: paletti che puntano a evitare le speculazioni. Discorso diverso, infine, per gli impianti di teleriscaldamento e le caldaie sopra i 500 kW termici, per i quali si propone la revisione dei certificati bianchi per l'efficienza energetica: con una soglia di ritiro pari a 104 euro per tonnellata equivalente petrolio (Tep), una validità di 15 anni e un coefficiente moltiplicatore di 1,8 per le centrali alimentate a biomasse legnose prodotte entro i 70 km (sul modello dei certificati verdi). Spetta al ministero dello Sviluppo economico, ora, decidere se tenere conto o meno della proposta ricevuta. Il termine per il varo del decreto attuativo per definire il nuovo quadro di incentivi per le rinnovabili termiche (così come quello per le elettriche) era fissato allo scorso settembre (come stabilito dal Dlgs 28/2011), ma ancora non ce n'è traccia. «Il tavolo presso il ministero è in corso — dice Berton — e confidiamo che possa uscire entro fine anno»
Pronta la proposta per il «conto energia termico». Lo scorso 6 ottobre è arrivato sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico il testo che delinea un nuovo sistema di incentivi per la termica da biomasse legnose (legna, cippato, pellet): si tratta di un documento condiviso da un gruppo guidato da Aiel-Cia e Agroenergia-Confagricoltura, che include anche Itabia, Fiper (teleriscaldamento) e le associazioni ambientaliste Legambiente e Amici della Terra. «In un momento in cui c'è grande attesa per i decreti attuativi sui nuovi incentivi per elettrica e termica, il mondo delle rinnovabili si presenta frantumato — osserva Marino Berton, presidente di Aiel Cia —. Con questo documento, invece, il segmento delle agroenergie fa quadrato. Passando dall'attuale meccanismo di detrazioni fiscali a un sistema di incentivi strutturato sul modello del conto energia, come quello proposto, lo scenario potrà cambiare per la termica, favorendo il raggiungimento degli obiettivi Ue al 2020 per le rinnovabili, dove il calore ha un ruolo centrale. È questa la strada che abbiamo indicato, puntando su criteri di efficienza e sostenibilità». Nel dettaglio, la proposta presentata si articola su tre tipologie di incentivi, che variano a seconda degli impianti considerati. Nel caso di apparecchi domestici, come stufe (anche a pellet) e caminetti, si prevede un «conto energia» semplificato che contabilizza in modo forfettario il calore generata. E che premia la produzione con 2,31 centesimi di euro per kWh termico per una durata di 5 anni, prevedendo requisiti di alta efficienza, basse emissioni e la manutenzione obbligatoria. Per le caldaie con una potenza inferiore ai 500 kW termici si propone invece una «tariffa» incentivante di 3 centesimi per kWh con una durata di 10 anni. In questo caso, l'impianto dovrà essere certificato (da un organismo accreditato) così come la materia prima utilizzata. Viene inoltre fissata una soglia massima di 1.300 ore incentivabili, ponendo come condizione l'effettivo utilizzo dell'energia termica prodotta: paletti che puntano a evitare le speculazioni. Discorso diverso, infine, per gli impianti di teleriscaldamento e le caldaie sopra i 500 kW termici, per i quali si propone la revisione dei certificati bianchi per l'efficienza energetica: con una soglia di ritiro pari a 104 euro per tonnellata equivalente petrolio (Tep), una validità di 15 anni e un coefficiente moltiplicatore di 1,8 per le centrali alimentate a biomasse legnose prodotte entro i 70 km (sul modello dei certificati verdi). Spetta al ministero dello Sviluppo economico, ora, decidere se tenere conto o meno della proposta ricevuta. Il termine per il varo del decreto attuativo per definire il nuovo quadro di incentivi per le rinnovabili termiche (così come quello per le elettriche) era fissato allo scorso settembre (come stabilito dal Dlgs 28/2011), ma ancora non ce n'è traccia. «Il tavolo presso il ministero è in corso — dice Berton — e confidiamo che possa uscire entro fine anno»La filiera firma una prima proposta per il «conto energia termica
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 Pronta la proposta per il «conto energia termico». Lo scorso 6 ottobre è arrivato sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico il testo che delinea un nuovo sistema di incentivi per la termica da biomasse legnose (legna, cippato, pellet): si tratta di un documento condiviso da un gruppo guidato da Aiel-Cia e Agroenergia-Confagricoltura, che include anche Itabia, Fiper (teleriscaldamento) e le associazioni ambientaliste Legambiente e Amici della Terra. «In un momento in cui c'è grande attesa per i decreti attuativi sui nuovi incentivi per elettrica e termica, il mondo delle rinnovabili si presenta frantumato — osserva Marino Berton, presidente di Aiel Cia —. Con questo documento, invece, il segmento delle agroenergie fa quadrato. Passando dall'attuale meccanismo di detrazioni fiscali a un sistema di incentivi strutturato sul modello del conto energia, come quello proposto, lo scenario potrà cambiare per la termica, favorendo il raggiungimento degli obiettivi Ue al 2020 per le rinnovabili, dove il calore ha un ruolo centrale. È questa la strada che abbiamo indicato, puntando su criteri di efficienza e sostenibilità». Nel dettaglio, la proposta presentata si articola su tre tipologie di incentivi, che variano a seconda degli impianti considerati. Nel caso di apparecchi domestici, come stufe (anche a pellet) e caminetti, si prevede un «conto energia» semplificato che contabilizza in modo forfettario il calore generata. E che premia la produzione con 2,31 centesimi di euro per kWh termico per una durata di 5 anni, prevedendo requisiti di alta efficienza, basse emissioni e la manutenzione obbligatoria. Per le caldaie con una potenza inferiore ai 500 kW termici si propone invece una «tariffa» incentivante di 3 centesimi per kWh con una durata di 10 anni. In questo caso, l'impianto dovrà essere certificato (da un organismo accreditato) così come la materia prima utilizzata. Viene inoltre fissata una soglia massima di 1.300 ore incentivabili, ponendo come condizione l'effettivo utilizzo dell'energia termica prodotta: paletti che puntano a evitare le speculazioni. Discorso diverso, infine, per gli impianti di teleriscaldamento e le caldaie sopra i 500 kW termici, per i quali si propone la revisione dei certificati bianchi per l'efficienza energetica: con una soglia di ritiro pari a 104 euro per tonnellata equivalente petrolio (Tep), una validità di 15 anni e un coefficiente moltiplicatore di 1,8 per le centrali alimentate a biomasse legnose prodotte entro i 70 km (sul modello dei certificati verdi). Spetta al ministero dello Sviluppo economico, ora, decidere se tenere conto o meno della proposta ricevuta. Il termine per il varo del decreto attuativo per definire il nuovo quadro di incentivi per le rinnovabili termiche (così come quello per le elettriche) era fissato allo scorso settembre (come stabilito dal Dlgs 28/2011), ma ancora non ce n'è traccia. «Il tavolo presso il ministero è in corso — dice Berton — e confidiamo che possa uscire entro fine anno»
Pronta la proposta per il «conto energia termico». Lo scorso 6 ottobre è arrivato sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico il testo che delinea un nuovo sistema di incentivi per la termica da biomasse legnose (legna, cippato, pellet): si tratta di un documento condiviso da un gruppo guidato da Aiel-Cia e Agroenergia-Confagricoltura, che include anche Itabia, Fiper (teleriscaldamento) e le associazioni ambientaliste Legambiente e Amici della Terra. «In un momento in cui c'è grande attesa per i decreti attuativi sui nuovi incentivi per elettrica e termica, il mondo delle rinnovabili si presenta frantumato — osserva Marino Berton, presidente di Aiel Cia —. Con questo documento, invece, il segmento delle agroenergie fa quadrato. Passando dall'attuale meccanismo di detrazioni fiscali a un sistema di incentivi strutturato sul modello del conto energia, come quello proposto, lo scenario potrà cambiare per la termica, favorendo il raggiungimento degli obiettivi Ue al 2020 per le rinnovabili, dove il calore ha un ruolo centrale. È questa la strada che abbiamo indicato, puntando su criteri di efficienza e sostenibilità». Nel dettaglio, la proposta presentata si articola su tre tipologie di incentivi, che variano a seconda degli impianti considerati. Nel caso di apparecchi domestici, come stufe (anche a pellet) e caminetti, si prevede un «conto energia» semplificato che contabilizza in modo forfettario il calore generata. E che premia la produzione con 2,31 centesimi di euro per kWh termico per una durata di 5 anni, prevedendo requisiti di alta efficienza, basse emissioni e la manutenzione obbligatoria. Per le caldaie con una potenza inferiore ai 500 kW termici si propone invece una «tariffa» incentivante di 3 centesimi per kWh con una durata di 10 anni. In questo caso, l'impianto dovrà essere certificato (da un organismo accreditato) così come la materia prima utilizzata. Viene inoltre fissata una soglia massima di 1.300 ore incentivabili, ponendo come condizione l'effettivo utilizzo dell'energia termica prodotta: paletti che puntano a evitare le speculazioni. Discorso diverso, infine, per gli impianti di teleriscaldamento e le caldaie sopra i 500 kW termici, per i quali si propone la revisione dei certificati bianchi per l'efficienza energetica: con una soglia di ritiro pari a 104 euro per tonnellata equivalente petrolio (Tep), una validità di 15 anni e un coefficiente moltiplicatore di 1,8 per le centrali alimentate a biomasse legnose prodotte entro i 70 km (sul modello dei certificati verdi). Spetta al ministero dello Sviluppo economico, ora, decidere se tenere conto o meno della proposta ricevuta. Il termine per il varo del decreto attuativo per definire il nuovo quadro di incentivi per le rinnovabili termiche (così come quello per le elettriche) era fissato allo scorso settembre (come stabilito dal Dlgs 28/2011), ma ancora non ce n'è traccia. «Il tavolo presso il ministero è in corso — dice Berton — e confidiamo che possa uscire entro fine anno»