La tassa che dichiara guerra al cibo spazzatura

L'ipotesi di un'imposta sul "junk food", proposta dal ministero della Salute per contrastare l’obesità infantile, divide il mondo dell'agroalimentare.

 

La tassa che dichiara guerra al cibo spazzatura È ancora aperta la partita sul “junk food”. La proposta del ministro alla sanità Renato Balduzzi di tassare il cibo spazzatura divide il mondo dell...

Stiamo attraversando un momento delicato, e per molti versi inedito, della nostra storia. In Italia, come peraltro anche nelle altre grandi potenze europee, è oggi evidente la distanza tra i numeri dell'economia reale  peggiori rispetto a un anno fa ma finora non tutti in territorio negativo  e uno scenario macro economico fortemente incerto, che rischia di vanificare gli sforzi delle nostre imprese più coraggiose, ancora disposte a investire e a proiettarsi in mercati fino a pochissimi anni fa inesplorati. Quelle stesse imprese che, nonostante le crescenti difficoltà, stanno accompagnando l'affermazione di un nuovo modello di sviluppo centrato sulla "economia della qualità" e che trova i suoi punti di forza nei valori dell'ambiente, della sostenibilità sociale e della cultura produttiva dei territori. Sono loro a fare grande, giorno dopo giorno, il nostro Made in Italy su scala mondiale. Ma se la qualità e la capacità di innovare di continuo l'offerta produttiva è ciò che contraddistingue il prodotto italiano per milioni e milioni di consumatori nel mondo, è importante intercettarla al momento in cui si genera. Perché solo individuando e misurando la componente della qualità di ciò che produciamo possiamo incrementarne la quota e accompagnare verso questa frontiera tutte quelle imprese che a oggi non riescono a fare di questo fattore di successo il proprio cavallo di battaglia.

Per questo, Unioncamere e Symbola hanno dato il via da qualche anno al progetto Piq (Prodotto interno di qualità) con l'obiettivo di contribuire a promuovere politiche per un Paese a tasso di qualità crescente. Nella convinzione che rileggere l'economia attraverso la chiave della qualità sia l'unica concreta prospettiva per riprendere la strada dello sviluppo, in maniera duratura e sostenibile.

Secondo il nuovo misuratore dell'economia italiana che abbiamo sviluppato, l'Italia di qualità nel vale quasi 450 miliardi di euro, poco meno della metà del prodotto interno lordo (46,9%). Un dato in crescita rispetto all'anno precedente, cui si associa una "convergenza di sistema" verso livelli di qualità sempre più elevati, che lo scorso anno si sono attestati in media al 46,9 per cento. Agricoltura (53,8%) e costruzioni (43,8%) sono i due settori agli estremi per quota di qualità.

Segnali positivi che tuttavia mettono in evidenza un'altra metà d'Italia che bisogna far crescere, traghettandola verso questo nuovo modello di crescita come una delle strade, da percorrere per uscire dalla crisi. Ma vediamo, settore per settore quali sono i valori di riferimento del PIQ.

Tab.1  Prodotto interno di qualità per settore di attività economica – Anno 2010

Attività economiche

PIQ 2010 (mil.ni di euro)

Contributo % al PIQ

Quota % di qualità

Agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca

9.481,0

2,1

53,8

Industria estrattiva

2.004,4

0,5

44,8

Industria manifatturiera

105.040,8

23,8

48,2

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua

15.433,6

3,5

50,5

Costruzioni

26.143,3

5,9

43,8

Servizi

283.765,8

64,2

46,4

TOTALE

441.869,0

100,0

46,9

 

Fonte: Fondazione Symbola Unioncamere  Istituto Tagliacarne

Basilico, rosmarino, timo, lavanda, piante officinali o alberi da frutto, ma anche pomodori, peperoni e tutti i prodotti dell’orto. Piantare un seme, una piantina, un albero da frutto e impegnarsi nel lavoro di cura e nutrimento è, a parere dell’Associazione Donne in Campo-Cia, il miglior modo per celebrare l’8 marzo, il giorno della Festa della Donna. Le imprenditrici agricole lanciano, quindi, un preciso invito agli italiani: “Vai al vivaio e piantala!”. Non è soltanto un “gesto verde”, puramente simbolico, ma un atto concreto per “dare la vita” e coltivare e far crescere un vegetale per promuovere armonia con la Terra e i suoi ecosistemi. In Italia -sottolinea l’Associazione delle imprenditrici agricole della Cia- sono, secondo i dati dell’ultimo Censimento Istat, 538 mila le aziende agricole condotte da donne. In 10 anni -dal 2000 al 2010- si è registrato un aumento dal 30 al 33 per cento delle aziende “rosa” sul totale dell’imprenditoria agricola e questo nonostante la crisi del settore. Le imprese agricole al femminile sono, pertanto, aziende di successo!“L’Associazione Donne in Campo -ha affermato la presidente Mara Longhin- è impegnata su molti fronti per difendere e valorizzare l’agricoltura italiana e in particolare il ruolo delle donne, protagoniste sempre più importanti del mondo agricolo e rurale. Esse rappresentano un anello particolarmente resistente del tessuto economico del Paese”.L’Associazione Donne in Campo costituisce in Italia una vera “avanguardia” che si propone di portare all’attenzione della società e del mondo politico il riconoscimento del giusto valore del ruolo femminile in campo economico e sociale e della sua necessaria considerazione e attenzione”. Insomma, “un piccolo esercito” di imprenditrici, il cui simbolo è la spiga e il papavero (che si trova affisso anche in azienda). Imprenditrici determinate e orgogliose del proprio ruolo. Donne che vogliono far sentire la loro voce, e non certo in modo rituale, anche in occasione dell’8 marzo. E l’invito “Vai al vivaio e piantala!” costituisce un atto di serietà e di concretezza che vuole coinvolgere tutti gli italiani. Un atto che vede ancora una volta le imprenditrici agricole della Cia in prima linea per la ripresa dello sviluppo e della competitività imprenditoriale in agricoltura e soprattutto per una società migliore, per un ambiente realmente vivibile.

Immeditata apertura di un Tavolo di crisi tra governo e filiera agroalimentare per affrontare i gravi danni subiti dalle aziende a causa del maltempo delle scorse settimane e per dichiarare lo stato di calamità. In attesa del confronto, i ministeri competenti possono, intanto, emanare un decreto per prorogare i pagamenti fiscali e previdenziali e dei mutui per tutte le imprese che operano nelle aree colpite dalle avversità atmosferiche. E’ quanto richiesto dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori preoccupata per la situazione in cui oggi si trovano tantissimi imprenditori agricoli, molti dei quali hanno perso raccolti, animali, strutture e macchinari.

Secondo le ultime stime, solo l’agricoltura -avverte la Cia- registra danni che si avvicinano ai 500 milioni di euro. Tutti i settori sono stati travolti dall’eccezionale ondata maltempo. Ma a subire le conseguenze maggiori sono stati i comparti dell’ortofrutta (oltre 80 mila ettari di coltivazioni di ortaggi sono stati “bruciati”dal gelo, mentre più di 100 mila tonnellate di prodotti sono andate perse a causa del prolungato blocco della circolazione stradale dei mezzi pesanti che non ha permesso la consegna dalle campagne ai mercati) e della zootecnia (oltre 10 mila i capi di bestiame -bovini, ovini, suini e avicoli- morti per il grande freddo o per il crollo di stalle e ricoveri a causa del’abbondante neve). Per non parlare del lattiero caseario: sono andati distrutti più di 200 mila litri di latte e una grande quantità di formaggi freschi, come i latticini.

A ciò si deve aggiungere -afferma la Cia- il rischio che corrono alberi da frutta, olivi e viti colpiti per giorni da un gelo polare. Bisognerà attendere la primavera per vedere quali saranno le conseguenze che, al momento, appaiono, comunque, molte negative.

Questi danni -sottolinea la Cia- si vanno a sommare a quelli registrati per il blocco di una settimana degli autotrasportatori che, in pratica, non ha consentito di portare le produzioni agricole dalle aziende ai mercati. Tonnellate di prodotti deperibili (frutta e verdure in testa) sono finite al macero e gli agricoltori sono stati così privati di una fonte di reddito.

Il tutto s’inserisce in una situazione generale molto critica per la nostra agricoltura che -rimarca la Cia- fa i conti con una crescita record dei costi produttivi (in particolare del gasolio, il cui prezzo ha raggiunto livelli insostenibili) e contributivi, che con le misure del governo Monti (vedi Imu sui fabbricati rurali e aumento degli estimi catastali per i terreni agricoli) diventeranno ancora più onerosi per i produttori. Ecco perché la Cia rinnova con forza la richiesta di una congrua proroga delle scadenze per tasse, contributi previdenziali e mutui per le aziende devastate dall’ondata di maltempo. Sarebbe una misura per non rendere più gravosi i problemi con i quali oggi si confrontato i nostri agricoltori. Ovviamente, a questo devono seguire in tempi rapidi provvedimenti efficaci per risarcire le aziende colpite. Il Tavolo di crisi è l’occasione ideale per discutere di tali questioni che sono divenute sempre più impellenti.