Nasce la prima Organizzazione interprofessionale della carne bovina italiana. Nasce per restituire valore alla filiera e reddito ai produttori, per svolgere azioni per la trasparenza del mercato e promuoverne un consumo sano e consapevole della carne. Due i livelli in cui si articolerà la Oi: - le organizzazioni di rappresentanza della produzione, della trasformazione e della distribuzione, e due associazioni di produttori (Aop) riconosciute, rappresentative, a carattere nazionale o interregionale formeranno il consiglio direttivo d'indirizzo; - le imprese dei vari settori formeranno i comitati di prodotto, che saranno chiamati all'elaborazione di progetti e azioni specifiche. La nuova Oi sarà presentata oggi, nella sede della Cia, a Roma, e metterà insieme Cia Agricoltori italiani, Confagricoltura, Uniceb e Assocarni rappresentando così oltre il 50% della produzione e più del 75% della macellazione. La struttura e le linee programmatiche saranno presentate dai presidenti Cia e Uniceb, Dino Scanavino e Carlo Siciliani, e da Elide Stancari, presidente FNP allevamenti bovini di Confagricoltura. Rompendo col passato e prendendo esempio da realtà simili già presenti in Europa, produzione, trasformazione e industria vogliono dare vita a una struttura snella in grado, tra gli altri compiti, di programmare una strategia precisa condivisa a livello nazionale. Motivo per cui il nuovo soggetto nasce senza chiusure preconcette ma, al contrario, con l'obiettivo dichiarato di essere aperta alla partecipazione di tutte le altre organizzazioni di rappresentanza della filiera. Anche per raggiungere una rappresentatività sempre più ampia, e comunque maggiore del 66%, per poter, secondo quanto previsto dalla normativa, dettare regole valide per tutti nonché accedere ai contributi obbligatori per svolgere efficacemente il proprio programma. Tra gli obiettivi che persegue la nuova Oi c'è anche la regolazione delle relazioni contrattuali di filiera e la promozione di strategie di qualità relative sia al benessere degli animali sia alla sostenibilità dei processi produttivi, senza dimenticare la regolazione del mercato. Con oltre 10 miliardi complessivi di fatturato e 80 mila addetti, infatti, quello della carne bovina è ancora un comparto strategico a livello nazionale. Tuttavia, complici campagne mediatiche spesso condotte in modo non scientifico e l'affermarsi di modelli alimentari alternativi, il settore è provato da un forte calo dei consumi che fa dell'Italia uno dei paesi europei con il consumo pro-capite più basso: nel decennio 2005-2015 sono scesi del 30,4% (passando da 25 a 17,4 chili) e, secondo le stime, scenderanno di un altro 5% nel 2016. Crollati anche i numeri dei capi bovini e le macellazioni passate dal 2005 al 2015 da 1,1 milioni di tonnellate (peso morto) a 772 mila tonnellate (-30%).